Per gli infedeli, il biscotto temuto è stato divorato dagli azzurri di Mancini che hanno fame di vittoria, di record (raggiunto Pozzo) e voglia di fare strada. Anche in questo passaggio c'è il segnale evidente di una mentalità che ha molto poco del calcio italianista e tanto respiro europeo. Adesso ct e i suoi baldi giovanotti possono mettersi in viaggio per Londra, attesi dagli ottavi di sabato prossimo nella speranza di incrociare l'Ucraina di Sheva e Tassotti. Anche nel 2006, lungo la strada da Dusseldorf alla notte di Berlino, Lippi e i suoi eroi incrociarono l'Ucraina: corsi e ricorsi storici, è la speranza collettiva. Chiuso il girone da primi e con tre successi di fila, senza subire gol a dispetto dello spericolato turnover ordinato dal ct (8 nei primi 11 addirittura in partenza), è il caso di rimettere insieme tutte le tessere del magnifico puzzle azzurro realizzato in questi tre anni di lavoro del ct e del suo staff. A seguire i primi passi nel torneo di Marco Verratti non ci sono dubbi: è lui il protagonista essenziale del centrocampo, tesse la tela, salta in dribbling qualche birillo, non si tira mai indietro nei contrasti, segno che l'acciacco rimediato a maggio nel Psg sembra smaltito. Se poi ha le spalle protette da Jorginho, può consentirsi anche qualche incursione oppure quella punizione dolcissima da cui matura l'1 a 0 di Pessina. Dispiace per Manuel Locatelli ma la gerarchia è questa e per il protagonista della sfida con la Svizzera c'è il rischio concreto di tornare in panchina lasciando il comando al suo sodale abruzzese.
C'è anche un'altra lezione colta dalla sfida di ieri pomeriggio, con grande percentuale di umidità e perciò non in un clima ideale: dietro i primi 13-14 titolarissimi, c'è un gruppo di evidente affidabilità che può partire da Chiesa per passare attraverso Pessina, un altro esponente dell'Atalanta di Gasp che (al netto della strapotenza di Gosens nella Germania) sta lasciando un segno sulle sorti di questo europeo. Alla fine c'è anche la possibilità di battezzare Raspadori (che è la carta segreta di Mancini), Castrovilli e Sirigu. La favola continua.
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