Eredità mondiale: tecnologia e folcloreil commento 2

di Tony Damascelli
Chi poteva immaginare che Nicola Rizzoli avrebbe arbitrato la finale di un mondiale? Chi avrebbe immaginato che lo stesso Nicola Rizzoli avrebbe tenuto in dotazione, oltre all'auricolare, ai due cartellini, uno giallo, l'altro rosso, anche una bomboletta spray? Trattasi del vanishing spray 9.15, sarebbe lo spray che svanisce e porta quella sigla perché quelli sono i metri cui deve stare ferma la barriera dei calciatori, su un calcio di punizione. Questa è la prima novità del mondiale, l'altra è stata fornita dall'occhio di falco, per definire il gol, il pallone che ha oltrepassato totalmente la linea bianca della porta. Non altro ha dato questa coppa brasiliana, se non alcune situazioni di puro folklore, spacciato per grande spettacolo, come il 7 a 1 della Germania, le numerose soluzioni ai calci di rigore, le prestazioni, da spiaggia dico io, dei portieri.
L'uso dello spray non è una novità. In Sudamerica, meglio in Argentina, è stato adottato dagli arbitri già a partire dal 2012, data in cui i bradipi dell'International Board hanno legittimato la pratica che sei anni prima era stata definita, testata e applicata in Brasile e Argentina. Dopo 14 anni di prove e 18mila test i due inventori dello spray 9.15, il brasiliano Heine Allemagne, prima, e l'argentino Pablo Silva,dopo, hanno fatto di un'idea un business mondiale. Il brand porta le iniziali dei due Paesei, Bra Ar, nemici in campo, sodali nel mondo dell'impresa.
La loro creazione ha portato ad una diminuzione sensibile del tempo solitamente riservato al calcio di punizione, si è passati da 48 a 20 secondi, agevolando il lavoro dell'arbitro, rendendo così il gioco più dinamico e riducendo al minimo scene e sceneggiate sui calci di punizione, una sorta di balletto, avanti è indietro, alta e bassa marea umana, che finiva per innervosire chi era chiamato ad effettuare il tiro di punizione e gli stessi difensori in barriera.
Resta da vedere se il nostro calcio vorrà adottare subito e definitivamente la novità. Sarebbe curioso che Nicola Rizzoli, arbitro designato oggi a dirigere "la finale delle finali" (secondo retorica contemporanea, conseguente al "mondiale dei mondiali"), possa e voglia conservare il trofeo, non la coppa ma la bomboletta, a imperituro ricordo, per tornare, invece, tra un mese, alle manfrine nostrane, tra schizzi e porteste che lo hanno visto attore non protagonista ma vittima di insulti e affini. Oggi Rizzoli è celebrato da tutti, bandiera tricolore e riscatto del football italiano derelitto e umiliato ma fino a ieri era l'arbitro mediocre, presuntuoso e, al tempo stesso, fragile.
L'occhio di falco è un'idea "umana" serve a definire l'evento più importante del gioco, il gol. Nessuno può contestare il fotogramma, l'immagine fissa che dice la verità, a meno che qualche stregone non abbia già trovato l'arte di fare fesso anche il povero falco con un occhio strabico.

Non mi meraviglierei troppo. Sta di fatto che l'innovazione tecnologica agevola gioco, giocatori, arbitro e allenatori, è una specie di golvelox, impossibile sfuggire.
Il resto del mondiale, come la bianca schiuma 9.15, svanirà in fretta.

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