Errani fa l'americana l'amica Vinci si arrende

Sara conquista la semifinale sul cemento di Flashing Meadows: 6-2, 6-4 in poco più di un'ora. Le due ancora insieme nel doppio

Errani fa l'americana l'amica Vinci si arrende

Chissà se Roberta Vinci, dopo essere stata dominata da Sara Errani nella sfida più crudele degli Us Open, darà un pugnetto all'amica di ogni giorno, non solo di doppio, come scherzosamente aveva dichiarato alla vigilia del primo quarto tutto italiano mai messo in scena in uno slam. Se l'aspettava di perdere, era già successo negli ultimi tre precedenti, e infatti l'aveva dichiarato per demonizzare i fantasmi che già le si paravano attorno. La realtà s'è rivelata più crudele della premonizione. Alla nostra numero uno, virtualmente promossa al settimo posto del ranking, sono bastati 72' per avere ragione dell'avversaria che ha avuto un guizzo solo nella parte centrale del secondo set risalendo da 1-3 a 4-3. Per il resto non c'è stata partita: troppo forte Sarita, soprattutto sul piano mentale; senza la necessaria autostima Roberta. S'è avuta subito l'impressione che l'una fosse scesa in campo da vincente e l'altra da perdente, che l'una riuscisse in qualche modo a «odiare» l'avversaria e l'altra non ce la facesse a uscire dal suo impenetrabile guscio. E così è stato.
L'Errani ha impedito all'amica-rivale di esprimere il suo miglior tennis con un gioco privo di sbavature e, per quanto possibile di errori non forzati. Alla fine ne ha commessi 16 in meno (21 a 37) un'enormità in 18 game. E questi numeri spiegano a sufficienza il risultato di 6-2, 6-4: mai in discussione il primo set durato 26', più combattuto quello successivo protrattosi per 46'. «Se dite che riesco a far giocare male le avversarie, mi fate un complimento, non la prendo come una critica», ha spiegato Sarita che, dopo aver raggiunto i quarti agli Australian Open e la finale al Roland Garros, è entrata fra le prime 4 degli Us Open. Nel 1930 c'era riuscita Maud Levi Rosenbaum, nata a Chicago e divenuta cittadina italiana dopo aver sposato il barone De Stefani. Una performance storica. La 25enne bolognese si pone così sulla scia di Francesca Schiavone che s'è tolta le più grandi soddisfazioni (vittoria e finale a Parigi) a cavallo dei 30 anni, in età ben più matura.

L'Errani è sfuggita subito alla presa della Vinci alla quale ha portato via il servizio facendo capire come si sarebbe dipanato il canovaccio. Poi ha mantenuto la battuta e portato a casa con facilità il primo set. Nel secondo sembrava avviata al facile successo quando ha subito il ritorno della tarantina che s'è trovata in vantaggio al settimo game, ma non ne ha approfittato per l'incapacità di trovare una qualche opposizione alla sicurezza e alla regolarità di chi le stava di fronte. In un tentativo disperato di cambiare l'inerzia del match, Roberta ha cercato con ostinazione la rete, ma non ha fatto altro che armare i passanti di Sara portando a casa appena 13 punti su 22. Per la vincitrice invece 7 attacchi vincenti su 10. E il particolare la dice lunga sui minori rischi con cui ha voluto affrontare il derby.

A fine partita la Vinci ha riconosciuto la supremazia dell'amica: «È stata più solida, più presente, è giusto che sia lei in semifinale dove può far bene con Serena. Vorrà dire che stasera pagherà lei la cena. Già perché andremo insieme a mangiare come sempre, non vi meravigliate della nostra amicizia. È stata, questo sì, una partita diversa dalle altre, ma non mi lamento della sconfitta arrivata per mano della persona cui voglio un gran bene».

Al limite farà un pensierino sulla differenza del montepremi, all'incirca 200mila dollari.
E oggi le «sorelle» torneranno a far coppia nella semifinale del doppio dove hanno la strada spianata verso la vittoria dall'eliminazione delle Williams. Sarebbe un peccato se non ne approfittassero.

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