«Kaputt è un libro crudele sulla guerra», raccontava Curzio Malaparte della sua opera. Lo è anche il kaputt subito ieri da Sara Errani sulla terra rossa di Parigi, dove ormai è di casa, dalla tedesca Andrea Petkovic. Ci eravamo illusi che la nostra italianuzza riuscisse nella straordinaria impresa di centrare per il terzo anno consecutivo la semifinale del Ronald Garros, specie dopo essersi portata in vantaggio per 2-0 nel primo set. Ma il prologo, perfino entusiasmante nella sua dinamica, s'è trasformato in un canto del cigno dell'italianuzza di ferro che nel prosieguo del match, iniziato con 3 ore di ritardo a causa della pioggia battente, è stata asfaltata dall'avversaria. Doveva farla muovere, secondo i consigli di Lozano, il suo coach: non c'è riuscita quasi mai. Questa volta non è riuscita a zittire i tifosi rivali.
Il risultato di 6-2 6-2, maturato in 64', ha proiettato la bella Andrea, 27enne, coetanea di Sara, per la prima volta nella semifinale di uno slam. In passato non era mai andata al di là del terzo turno, complici infortuni di vario tipo a ginocchia e caviglie. Ieri ha fatto bingo disputando, per sua ammissione, una delle più belle partite della carriera, forse la migliore. Ma l'azzurra ha fatto di tutto per agevolarla servendo a 115 km/h di media e mancando di reattività negli scambi a fondo campo: probabile che abbia risentito del recente infortunio al quadricipite e abbia pagato la fatica del doppio dove ha ancora la possibilità di arrivare in finale. Lei stessa a fine partita ha ammesso: «Non avevo forza nelle gambe, mi sentivo vuota. Ho accusato un black out di energia fisica e mentale». Qualcosina poteva cambiare se avesse sfruttato due palle per portarsi sul 3-1 nel secondo set e cercato con maggiore insistenza il dritto dell'avversaria. Qualcosina, niente di più. Perché la tedesca di origine serba, 180 cm senza tacchi, ha risposto con le gambe ben piantate in campo, s'è trovata a meraviglia sui rimbalzi alti e ha disegnato il campo con il rovescio, implacabile sui lungolinea. Il servizio ha fatto il resto: sulla prima di battuta la Petkovic ha costruito la goleada conquistando il 91% di punti contro il modesto 39% della rivale. In semifinale troverà la rumena Halep, prossima numero 3, che ha liquidato con lo stesso punteggio la malconcia Kuznetsova.
La disfatta di ieri non toglie nulla all'avventura della romagnola, finalista a Roma, fra le prime otto a Parigi, ma ripropone due considerazioni: da un lato l'importanza di migliorare la battuta, troppo lenta e prevedibile, dall'altra la necessità di limitare il dispendio di energia nel doppio. Allora sì che avrebbe più frecce al suo arco, fatto di tecnica, ma anche di tanto, troppo, sacrifico sul piano fisico.
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