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Esposito, la mamma e quel tatuaggio di D'Annunzio

Sebastiano ha voluto con sé il verso del Vate: «Ama il tuo sogno se pur ti tormenta». E così è stato

Esposito, la mamma e quel tatuaggio di D'Annunzio

Un abbraccio tra madre e figlio, un gesto normalissimo che però racchiude una meravigliosa storia di vita. La mamma si chiama Flavia, il ragazzo Sebastiano. Lei, in lacrime, lo segue in ogni dove da quando ha cinque anni, lui invece ha appena finito di giocare la sua prima partita da titolare in Serie A con la maglia dell'Inter. Un'immagine che parla da sola e che va oltre i confini dello sport: non è solo l'esaudirsi del sogno di un ragazzo, ma quello di un'intera famiglia.

Se si chiede ad un bambino che cosa vuole fare da grande, questo risponderà molto probabilmente «il calciatore». In pochi, però, ci possono provare davvero, ma per arrivare fino in fondo, per toccare con mano, o meglio con piede, l'obiettivo finale non basta il talento. Serve tanto sacrificio, che diventa la parola d'ordine per chiunque voglia sfondare, nel calcio come, ovviamente, nella vita.

Solo chi lo capisce può farcela, perché per un ragazzino giocare a calcio in club importanti non significa semplicemente indossare la maglia e rincorrere il pallone; no, dietro c'è un infinità di cose che spesso si tendono a dimenticare. Si sacrifica l'adolescenza e, di conseguenza, una delle fasi più importanti della propria vita: la mattina a scuola, poi di corsa agli allenamenti mangiando al volo e poi, la sera, stanchi sui libri a fare i compiti. E il sabato, mentre i coetanei si divertono, a letto presto perché la domenica c'è la partita. Questa è stata la vita di Esposito negli ultimi dieci anni: una routine che prende in ostaggio quello che in molti considerano il periodo più bello della vita senza poi ridarlo indietro. Ma il piccolo Seba ce l'ha messa tutta, seguendo alla lettera la frase tatuata di D'Annunzio che ha sul braccio «Ama il tuo sogno se pur ti tormenta», e ora si gode il momento, senza però dimenticare il suo percorso: «Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro, di quei panini che mangiavo prima degli allenamenti». Ma il classe 2002 sa benissimo che tutto ciò non sarebbe stato possibile senza papà Agostino e mamma Flavia, alla quale ha dedicato il gol. Perché, si sacrificano i ragazzi ma anche i genitori. E così si torna a quell'immagine, che mostra solo una mamma che abbraccia il figlio, ma che nasconde invece un significato molto più grande. In quello scatto ci sono tutti i sacrifici, gli sforzi, la fatica che si sono fatti per inseguire un sogno (quasi) impossibile.

Perché, dopotutto, dietro ad un grande giocatore, ci sono sempre dei grandi genitori.

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