Ce li giochiamo così: piccoli, brutti e si spera cattivi. Certo, non sono nè Maradona, nè Messi, neppure Xavi o Iniesta. Purtroppo. Ma ciascun pesca dalla sua botte. Prandelli ha pescato Giovinco e Insigne, tap player della specie Italia che dovrebbero diventare top. La storia è piena di piccoli- grandi (nel senso di importanti) uomini: Gandhi (m.1,60) e Re Hussein (m.1,60), Arafat (m.1,57) e Krusciov (m.1,60), fin a Stalin (m.1,63) e Den Xiaoping (m.1,52) per non dimenticare Stalin (m.1,63) o Sarkozy (m.1,65) che sta dieci centimetri sopra Napoleone (m.1,55).
E il calcio? Vedi Napoli eppoi Diego. Vedi Napoli eppoi Zola. Oggi vedi Napoli e poi speri. Tap sta per tappi, ovvio. Ma non è detto che, per il comune sentire, un giocatore di un metro e poco meno sessanta o un metro e poco più sessanta sia proprio un tappo calcistico. È solo un bass player, direbbe Conte che, per primo, ha battezzato la specie dalla sua tribuna d'allenatore. Oggi il giocatore di calcio tende ad essere fustacchione, vanno di moda Ibra e associati: l'esercito dei corazzieri. Ma il piccoletto è sinonimo di fantasia, estro giocoliero, guizzi e furbate. Il calcio del campionato nostro si sta attrezzando. Passi da Giovinco a Coutinho, da Bojan a Insigne, da Giaccherini a Maximiliano Moralez, l'argentino dell'Atalanta che con il suo metro e 59 (55 kg di peso) è il top dei tap in serie A, più basso di lui non c'è nessuno. Un pochino più alto di Napoleone, spaventa le difese con la sua velocità.
Forse non è un caso che tutte le squadre di rango della serie A si siano portate a casa anche un piccoletto. La Juve due (Giaccherini e Giovinco), gli altri almeno uno Bojan (Milan), Insigne (Napoli), Coutinho (Inter). L'Inter fa raddoppio con Sneijder (m. 1,70). Non è che Robinho sia molto più alto (m.1,72) e neppure Pizarro (m.1,71). Sparse per la penisola ci sono vecchie conoscenze: Miccoli, Di Natale, Cossu, Foggia. E chissà mai che qualcuno non restituisca al calcio italiano un Giuseppe Rossi rimesso a nuovo, altro tap che sarebbe top se non avesse fatto crack.
Ecco, proprio il caso Rossi induce alla tentazione del pensare che il calcio azzurro abbia aperto una nuova frontiera. Storicamente sono davvero pochi i piccoletti che hanno lasciato tracce straordinarie in nazionale. Ci ha provato Beppe Signori (m.1,71). È stato magnifico Bruno Conti (m.1,71), forse il più top dei tap. Ci sono stati i pionieri: uno per tutti Ermes Muccinelli, aletta da un metro e 63 che viaggiò tra Juve e Lazio negli anni sessanta e toccò i mondiali del 1950 in Brasile e 1954 in Svizzera. Ma il calcio tap azzurro degli ultimi 30 anni (non consideriamo Baggio, Del Piero e qualche altro oltre il metro e settanta) non ha mai regalato l'esaltazione che si stampa negli occhi e nel cuore. Difficile pensare che ci riesca Giovinco. Chissà Insigne.
La formica atomica è sempre stato più formica che atomica e, anche agli ultimi europei, ha dato ragione agli scettici: a certi livelli il fisico conta. Però il tipo è tosto, in questo inizio campionato lo ha dimostrato. Conte ci crede. Tecnicamente non è inferiore a nessuno, dicono di lui. «Credo che Giovinco voglia dimostrare di poter fare la differenza anche in partite importanti e in impegni di livello. I due anni vissuti a Parma gli hanno fatto acquisire consapevolezza nei propri mezzi. Ha dimostrato ai suoi detrattori che ha talmente tanta classe da poter emergere anche a livello internazionale. L'inizio di stagione con la Juve sta dicendo questo», certifica Buffon. La Juve ha speso 11 milioni per riscattarne la metà. Pareva un'operazione da circo delle follie. Conte lo ha avvicinato alla porta e la formica ha già ripagato con due gol. Con i suoi guizzi sembra infilarsi fra le gambe degli avversari. In Italia ci può stare, lo ha dimostrato al Parma. In nazionale sarà vita dura anche per un tipo senza paura.
Ma il circo dei tap di Prandelli, che l'anno scorso è stato inaugurato da Giaccherini, oggi di nuovo in azzurro malgrado l'iniziale snobismo juventino, stavolta si gioca la carta «core e genio». Lorenzo Insigne, dice De Laurentiis, ha già preso il posto di Lavezzi nel cuore dei napoletani. Troppo facile. Vediamo cosa ti combina in nazionale. Nato come attaccante esterno, svezzato da Zeman (18 gol col Pescara), ora cucinato da Mazzarri, ha la faccia e il guizzo che conquista. Il suo metro e 63 sembra solo una variabile al tema dei tap-top.
Insigne ha raccontato di aver studiato i gol di Del Piero e a Napoli si sta abituando al ruolo di seconda punta. Era già pronto per esordire in agosto contro l'Inghilterra, poi è stato dirottato sulla under. Studia da Del Piero ma speriamo sia un tappo da champagne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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