É capitato a Cavani, può capitare anche a El Shaarawy. É capitato a Cavani, attuale primatista del gol, di restare a secco per qualche settimana riscuotendo in cambio indagini sulla propria vita privata, può capitare a un ragazzo di 20 anni diventato troppo presto e troppo in fretta una star del sistema calcistico italiano. É capitato a Balotelli (partita col Genoa) di restare in panchina ed entrare per l'infortunio di Pazzini, può capitare a Stefanino El Shaarawy di restare, per una domenica, seduto in panchina, al fianco di Nocerino, altro esponente di un Milan che fu (pensate: tra lo schieramento di un anno prima col Napoli, 0 a 0, con Ibrahimovic espulso, e quello di ieri l'altro, solo in tre, Abbiati, Abate e Robinho, rappresentano la continuità). Perciò le polemiche, le critiche aspre, le accuse rivolte ad Allegri e in qualche modo rinforzate da una frase attribuita all'interessato, hanno cancellato ogni discussione sull'1 a 1 col Napoli e rilanciato a caso del giorno la figura del Faraone. «Magari sono matto ma ho fatto una scelta tecnica per farlo riposare non fisicamente ma con la testa» la spiegazione consegnata da Allegri domenica notte a taccuini e microfoni.
Ecco il punto: è stata una scelta ponderata, maturata lungo la settimana, conseguenza diretta di risultati insoddisfacenti raccolti in allenamenti ed esercitazioni. É vero, il giovanotto è rimasto spiazzato dall'esclusione, non se l'aspettava e l'ha scoperta nel corso della riunione tecnica del pomeriggio. Per una volta, dal rifugio rossonero, la notizia è rimasta coperta dal riserbo. La tesi del suo procuratore, l'avvocato La Florio, persona molto equilibrata, ha contribuito a spegnere tutti i fuochi accesi dai titoli dei giornali. L'avviso ai naviganti alla ricerca di rotture traumatiche è stato il seguente: «Non ho alcun motivo per prevedere il futuro di El Shaarawy lontano dal Milan. Per ora è un matrimonio senza crisi». L'agente ha riconosciuto «la grande pressione mediatica» finita sulle spalle del suo assistito, «non vedo il problema» per la scelta di Allegri, «non dimentichiamo che Stephan è un ragazzo di 20 anni in un top club come il Milan» la conclusione che può far capire anche lo stato d'animo dell'interessato. Confidato in modo pubblico durante la comparsata a un torneo giovanile: «Lontana da me l'idea di creare problemi al Milan». E ribadito in serata: «Non c'è nulla da ricucire: è stata una scelta tecnica. E poi io devo molto ad Allegri. Adesso ho in testa solo la Juve».
Allegri ha scelto Robinho riconoscendogli qualità decisive per giocare tra le linee ma soprattutto ha colto nel ragazzo qualche segnale di stanchezza psicologica, avvalorata dal suo procuratore.
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