
Sono il nuovo che avanza e soprattutto va di moda all'estero, visto che in Italia - nonostante l'incredibile tourbillon delle ultime settimane sulle panchine di Serie A - nessuno ha realmente pensato a loro. E così Francesco Farioli e Davide Ancelotti proveranno a esportare il Made in Italy della scuola di Coverciano degli allenatori lontano dal loro paese d'origine. Come tra l'altro già fatto ottimamente negli ultimi anni. E chissà che in futuro qualcuno non si debba pentire di non aver avuto il coraggio di osare, puntando su uno di loro. Giovani e dalle idee brillanti: Farioli e Ancelotti hanno in comune anche la carta d'identità, visto che entrambi sono nati nel 1989 e hanno appena 35 anni.
Giovanissimi per allenare anche se nel frattempo hanno già maturato una grande esperienza. Francesco ormai, infatti, è considerabile un globe-trotter del mondo del pallone. Tanto che dopo le esperienze in Turchia (Alanyaspor e Karagumruk), Francia (Nizza) e Olanda (Ajax) è approdato ora sulla panchina più prestigiosa di Portogallo, quella del Porto che spera di tornare al vertice della SuperLiga sotto la sua gestione. Contratto biennale per il tecnico toscano che vanta nel suo curriculum pure la laurea in filosofia. Idee chiare e un'apertura mentale che l'hanno spesso aiutato a entrare in sintonia coi suoi calciatori. Dopo aver sfiorato è perso il titolo all'ultima giornata con l'Ajax, Farioli spera in riuscire ad arricchire la bacheca dei Dragoes.
Cerca riscatto anche il Botafogo, che ha esonerato Renato Paiva dopo l'eliminazione agli ottavi di finale del Mondiale per Club e sta sondando il terreno per Davide Ancelotti. L'attuale vice allenatore della nazionale brasiliana e figlio di Carlo appare pronto a fare il grande salto da capo-allenatore dopo l'apprendistato decennale al fianco di papà. Chissà che in Brasile non lo convincano a vivere una nuova sfida. Riflessioni in corso dopo i no a Rangers Glasgow e Basilea delle scorse settimane. Ancelotti jr non ha ancora maturato un'esperienza in solitaria da allenatore, eppure molti suoi ex calciatori ne parlano come di un possibile predestinato per letture di gioco e innovazioni tattiche. Tanto che si sussurra che nei successi del Real degli ultimi anni ci sia soprattutto il suo zampino. Ecco perché c'è grande curiosità intorno al suo nome.
Avesse ereditato anche solamente il 50% delle capacità di manageriali di papà Carlo potremmo tranquillamente dire che il futuro è dalla sua. Dopo le esperienze da vice con Bayern Monaco, Napoli, Everton e Real Madrid per Davide sembra essere giunto il momento di fare il grande passo.