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Fede per l'ottava meraviglia La rana di Marty sfata il tabù

Pellegrini vola in finale nei 200 con il miglior tempo

Fede per l'ottava meraviglia La rana di Marty sfata il tabù

Una, la sempreverde Federica, che sfida l'incedere del tempo pur sfidando avversarie millennial o giù di lì. L'altra, la combattiva Martina, che dopo i saliscendi classici della vita ha trovato il suo equilibrio. Sono passati 15 anni da quell'argento alle Olimpiadi di Atene e a quasi 31 primavere la Divina Pellegrini lotta sempre con lo stesso ardore delle vasche d'esordio nuotate a livello internazionale. E nei 200 stile di cui detiene ancora il record del mondo (uno dei pochi ancora rimasti dell'epoca dei costumi «gommati»), sta vivendo una seconda giovinezza. Miglior tempo di qualificazione alla finale, l'ottava iridata della carriera, un 1'55''14 figlio dell'esperienza ma anche della maggiore velocità acquisita nei 100 durante l'anno trascorso ad affinare la distanza.

E dopo 3 ori, 3 argenti e un bronzo Mondiali vuole tornare sul podio, magari sul gradino più alto come due anni fa a Budapest. Fede si era presentata all'appuntamento coreano a fari spenti e nemmeno sicura di gareggiare nei suoi 200: «Non pensavo di essere andata così forte. Sarà una finale tirata ma mi piace come sto nuotando. Ora mi sto preoccupando perché tutti i record del 2009 stanno cadendo...». Senza Ledecky, McKeon e Ruck, oggi le avversarie principali saranno la Titmus, la Sjostrom e la Haughey.

Dalla Divina al bronzo della perseveranza. La svolta della carriera di Martina Carraro, che si stava arenando nella seconda vasca a rana non trovando il rimedio, è arrivata con il lavoro e la costanza. Ma forse anche grazie alla storia d'amore con Fabio Scozzoli. Così la ligure, buona cinquantista, ha dato fondo a tutte le sue energie per migliorare gli aspetti tecnici della sua nuotata. Un anno fa la svolta nei Mondiali in vasca corta con l'argento e i due bronzi, a Gwangju la prova del nove superata alla grande: primato italiano in semifinale (1'06''39), tre centesimi in meno nella finale con un secondo 50 da brividi e le sole King ed Efimova inarrivabili. Ed eccolo il podio che lei stessa aveva annunciato alla vigilia, sicura dei propri mezzi: «Ancora non mi rendo conto di quello che ho fatto, è una medaglia pesante che dedico a papà». Un podio rosa non dello stile libero mancava dal bronzo nei 200 dorso di Lorenza Vigarani a Roma 1994.

E questo dice tutto sull'impresa di Martina, 24 anni appena compiuti: il percorso verso Tokyo procede spedito.

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