«Alla Ferrari? Arriverà un rompiballe»

nostro inviato

a Spa-Franchorchamps

Ha il viso semplice di un cartone animato giapponese e occhi duri e mutevoli. In pista diventano quelli di un orco. Fernando è già seduto nell’hospitality Renault perché arriva sempre in anticipo e col sorriso, non in ritardo e con sufficienza come i suoi colleghi. Nel freddo e patinato mondo della Formula uno è sempre disponibile, stringe mani, firma autografi e regala un piripiri sulla fronte dei piccoli tifosi. Quasi tutti gli altri non lo fanno, e i quasi lo fanno a malavoglia. Davanti a lui ci sono un italiano, uno spagnolo e un inglese. Non è una barzelletta, ma un problema diplomatico. Per i latini no problem, per l’anglosassone molti problem. Perché qui c’è aria di Ferrari, d’Italia e di Spagna e poca voglia di tradurre al nemico d’Oltremanica. Fernando Alonso ha capito tutto, sorride e dice al barbaro: «Tradurrò io ogni domanda, tradurrò io ogni risposta». Si prende cura della gente, il futuro ferrarista: «Occhio a dire che sono della Rossa, perché se poi non succede, vi licenziano...», avverte.
In effetti, teniamo famiglia...
«Era giusto avvisarvi».
Che effetto le fa sapere che fra due settimane affronterà l’ultimo Gran premio d’Italia da nemico?
«Un buon effetto, non cambia nulla nel mio approccio. Certo che è proprio curioso: tutto il mondo dà per scontato che nel 2010 sarò alla Ferrari, però io che sono il diretto interessato non ho ancora detto nulla. Dovete aspettare. Quanto a Monza, sarà interessante per i tifosi, perché so che mi seguono con emozione. Sarà una gara bella da correre... sia da nemico che da amico».
Appunto, da amico. Ma quando arriva l’annuncio Ferrari, magari a Monza come tradizione del Cavallino?
«Ancora? I vostri direttori non gradirebbero di aver raccontato cose non vere a causa vostra».
Il Banco di Santander, super mega banca iberica a lei molto vicina, dal 2010 sarà il secondo più grande sponsor del Cavallino. Il vertice ha detto che il massimo sarebbe avere il miglior team del mondo e il miglior pilota del mondo. Parlavano di Badoer?
«Io ho solo buoni rapporti con il loro presidente».
Mettiamola così: se dovesse diventare ferrarista avrebbe addosso il tifo spropositato dei caldi italiani e in più quello dei caldissimi spagnoli. Mica facile...
«Sì, una grande responsabilità. Sono due Paesi così appassionati... Si moltiplicherebbe (traducete pure “si moltiplicherà”, ndr) tutto. Facendo bene verrei elogiato cento volte di più; sbagliando verrei criticato cento volte di più. Nessuna via di mezzo. Con Paesi così appassionati ti senti sempre in dovere di dare il massimo».
La Ferrari andrebbe risollevata dopo un anno disastroso.
«Io non amo solo correre e vincere. Mi stimola fare squadra, ricostruire un gruppo. Per questo mi piace instaurare un clima di amicizia e creare un gruppo di persone che hanno confidenza e fiducia l’una nell’altra. Non sono come altri piloti che arrivano, corrono i Gp, e poi ciao se ne vanno a casa. No. Io resto lì. Vincere mi piace, ma amo ancor di più migliorare assieme a meccanici e tecnici. Per questo, per il prossimo anno e quelli futuri, è importante vincere ma anche creare tutto questo per avere una squadra al top».
Il gran capo McLaren ha confessato di rimpiangerla. Ha detto che è stato un errore lasciarla andar via.
«Parlare del passato è sempre facile. Penso che quando accadono certe cose non è mai colpa di uno solo».
Nel 2005 e 2006 ha conquistato i suoi due mondiali, contribuendo a spingere Schumi verso il ritiro.
«Non saprei, di certo il 2005, per certi cambi regolamentari e la questione delle gomme, fu una stagione atipica perché la Ferrari era in chiara difficoltà. Per il titolo non lottai mai veramente contro Michael, bensì con la McLaren. Storia completamente diversa nel 2006: quel campionato mi diede grande piacere, perché fu molto combattuto, perché fui competitivo sempre e al cento per cento contro Schumi».
Oltre a vincere, lei e Schumi siete specializzati nel far risorgere team. Lui lo fece con Benetton e Ferrari, lei l’ha fatto con Renault e McLaren.
Sorride. «Sarebbe presuntuoso dire che solo io e lui siamo in grado. Di certo, in ogni squadra in cui sono stato ho sempre lavorato 365 giorni all’anno per 24 ore al giorno. Anche quando non ci sono gare, io sto in contatto col team. Ripeto: non sono un pilota che fa le valigie e sparisce».
Che cosa pensa di Felipe Massa suo potenziale compagno se verrà a Maranello?
«È molto veloce. Nelle ultime due stagioni ha avuto una progressione e un miglioramento incredibili. Con Michael Schumacher accanto era sempre rimasto un pilota nell’ombra. Da un paio d’anni è il pilota più forte del Cavallino. Quindi ha grandi capacità ed è una brava persona».
E di Raikkonen che cosa pensa?
«È il pilota con il maggior talento naturale contro cui abbia mai corso. Noi ci sfidavamo già ai tempi dei go-kart, è molto molto veloce».
Una promessa ai tifosi italiani?
«Prometto...». Si ferma.
Una promessa ai tifosi italiani e spagnoli se verrà eccetera eccetera...
«Prometto che lavorerò al massimo, prometto che dopo l’astinenza da titoli mondiali degli ultimi tre anni voglio conquistare più campionati del mondo, prometto che mai sono stato preparato e forte come adesso. Quando vinsi il titolo 2005, e persino nel 2006, non ero a questo livello. Sono più forte di allora, più esperto, ho imparato ancora molto, sono più completo, lo sono di più anche rispetto al 2007 in McLaren (perse il titolo all’ultima gara dopo la guerra fratricida con Hamilton, ndr)».
È uscito l’accoppiamento di Champions: ci sarà Real-Milan. Lei accanito madridista, quale club italiano segue e ama?
Sorride. «Il Milan. Mi piace molto».
Quasi un derby, allora. E quale sportivo italico apprezza?
«Valentino Rossi».


Ma non avevate litigato? Non vi eravate detti certe cose sulla sfida auto e moto?
«Lui aveva detto, mica io. Però era una sfida non giusta, io non vado in moto».
Scusi, giusto per avvertire la Ferrari nel caso eccetera eccetera... Sul lavoro potremmo definirla un rompiballe?
«Sì, io sono un rompiballe».

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