Sport

È un festival d'infortuni: colpa di troppe partite e giocatori alti e pesanti

Più 11% rispetto al 2015-16. E uno studio rivela come sono cambiati i calciatori dal '78 ad oggi

È un festival d'infortuni: colpa di troppe partite e giocatori alti e pesanti

Dopo l'ennesimo tour de force, in cui chi aveva le coppe ha giocato 7 partite in 22 giorni, è arrivata la terza sosta della stagione e i medici tirano un sospiro sperando di rimettere in piedi un po' di infortunati. Sempre che nel frattempo non si facciano male i giocatori impegnati con le nazionali, ovviamente; perché qui non si fa in tempo a recuperare Rudiger, Marchisio o Biglia che subito si rompono Florenzi e Barzagli. No, non è un'impressione: finora è davvero un annus horribilis per quanto riguarda gli infortuni. C'è stata una vera ecatombe che ha messo in crisi sia i tecnici veri che gli appassionati di fantacalcio.

Da quando la Serie A è ricominciata sono stati ben 182 i calciatori costretti a rimanere ai box almeno per una giornata, o per vecchi malanni ancora non guariti o per incidenti rimediati in questi due mesi e mezzo di partite. Finora ogni turno di campionato ha fatto registrare una media di 56 indisponibili, su un totale di 558 che compongono le rose delle 20 squadre iscritte al campionato. Tradotto: uno su tre ha già avuto problemi fisici e tutte le domeniche uno su dieci sta fuori per infortunio.

Che si tratti di numeri superiori alle quote fisiologiche lo si comprende confrontandoli con quelli delle due stagioni precedenti. Nel 2015-16 alla dodicesima giornata si erano rotti 165 giocatori su 765 (il 21,5%), mentre nel 2014-15 gli infortunati furono 171 su 783 (il 21,8%). Quest'anno la nuova regola sulla composizione delle rose - che (fra l'altro) limita a 25 per squadra i giocatori «Over 21» eleggibili - ha considerevolmente assottigliato gli organici. Ciò significa che, a fronte di un valore assoluto più o meno costante, l'aumento degli infortunati impressiona se lo si legge in percentuale, visto che arriva addirittura al 32,6%.

Sulle ragioni che negli ultimi decenni hanno portato a un progressivo incremento del fenomeno i medici sociali si sono già espressi: sono cresciute la velocità e l'intensità del gioco, le squadre sempre più corte hanno ridotto gli spazi, in allenamento c'è più battaglia perché le rose ampie creano concorrenza, il numero di partite è aumentato togliendo spazio alla preparazione in estate e al recupero durante la stagione, e poi nel tempo sono anche cambiate le caratteristiche fisiche dei protagonisti. Nel 2007-08 uno studio su 397 calciatori di Serie A confrontati con 273 loro colleghi del 1977-78 evidenziò che in trent'anni gli atleti erano diventati più alti di 3-4 centimetri e più pesanti di 3-4 chili.

Sono motivi che spiegano bene la tendenza, dopodiché per capire se quello attuale è solo un «picco» bisognerà attendere almeno l'anno prossimo. Per ora chiamiamola sfortuna, che come è noto ci vede benissimo e negli ultimi cinque mesi si è accanita sui legamenti crociati di ben quattro difensori della Roma. I giallorossi guidano la classifica della iella con 14 giocatori già infortunati per complessive 60 giornate d'assenza. Si potrebbe dire che con un po' più di salute la squadra di Spalletti poteva essere davanti alla Juve, se non fosse che anche i bianconeri hanno pagato un tributo non indifferente: 12 giocatori sono già mancati ad Allegri per un totale di 51 giornate.

Si tratta di numeri che fotografano il fenomeno nella sua dimensione quantitativa, ma vanno considerati tenendo presente una variabile decisiva come la qualità dei sostituti. Prendiamo il caso del Napoli: da un punto di vista meramente contabile è una delle squadre meno falcidiate, però bisogna riconoscere che finora la perdita dal peso specifico più alto è proprio quella di Milik, unico vero centravanti a disposizione di Sarri. Per non parlare delle squadre di seconda o terza fascia che non possono permettersi panchinari bravi come i titolari.

È il caso dell'Udinese, dove gli infortuni sono arrivati soprattutto all'inizio e probabilmente sono costati la panchina a Iachini, ma anche del Sassuolo e del Pescara che dopo una partenza sprint hanno rallentato per colpa di molte defezioni importanti.

Perché è inutile essere ipocriti, il calcio è come la vita: gli imprevisti prima o poi toccano a tutti, ma a parità di scalogna vince quello che può permettersi l'assicurazione migliore.

Commenti