Froome cade ancora. E il Giro s'innamora del ciclista contadino

Richard Carapaz, agricoltore a tempo perso per aiutare il padre, regala la prima tappa all'Ecuador

Froome cade ancora. E il Giro s'innamora del ciclista contadino

Montevergine di Mercogliano - L'idolo assoluto è Antonio Valencia, che gioca nel Manchester United, ma da ieri nel suo Paese si parlerà, e anche molto, di lui, di Richard Carapaz, corridore ecuadoriano della Movistar, di stanza a Pamplona, in Navarra, terra di Miguel Indurain.

È lui ad aggiornare la storia ultra centenaria del Giro d'Italia. È lui a regalare all'Ecuador la prima vittoria di tappa nella corsa rosa. Ventiquattro anni (ne compirà 25 il 29 maggio), e un futuro radioso davanti ai propri occhi: increduli e sognanti.

Lo scalatore della Movistar si è aggiudicato ieri pomeriggio, sotto una pioggia torrenziale, l'8ª tappa grazie ad una bruciante accelerazione a 1500 metri dal traguardo. Un fulmine sotto il cielo cupo carico di pioggia, che ha illuminato la corsa rosa.

Gli uomini di classifica arrivano tutti insieme, alle sue spalle, a 7'', con il nostro Davide Formolo secondo in ripresa dopo la caduta all'imbocco della salita all'Etna e Thibaut Pinot terzo (4'' di abbuono). Chris Froome va incontro a un'altra giornata difficile, segnata dall'ennesimo capitombolo dopo quello rimediano durante la fase di riscaldamento a Gerusalemme, prima della crono. Il re di quattro Tour scivola sotto la pioggia quando mancano 5500 metri al traguardo. Lui e i suoi compagni di squadra sono bravi e velocissimi a rimediare all'imprevisto, e in un attimo, senza che nessuno possa accorgersene e di conseguenza approfittarne, ci mettono una pezza.

Non servono tante parole per esprimere una grande gioia. Richard Carapaz, in maglia bianca, al suo primo Giro d'Italia è l'emblema della felicità. «Fatico a credere a cosa ho fatto dice il più bravo dei giovani -. Allo sprint sapevo di non avere tante possibilità, sapevo di doverci provare da lontano, così ho fatto», ha commentato a caldo.

Vive alla giornata questo ragazzo che viene dall'altro mondo, e ieri ha davvero incantato chi il ciclismo lo ama. «Nel mio Paese il ciclismo è poco conosciuto, ma qualcosa si sta muovendo spiega il 24enne nato a El Carmelo . Da me sono tutti pazzi per il calcio. Valencia è il simbolo dello sport ecuadoriano. Solo dieci anni fa, sia il Giro d'Italia che il Tour, erano manifestazioni sconosciute. Ora ci siamo io e Narvaez (che corre per la Quick-Step, ma non è qui al Giro, ndr). Diciamo che si stanno accorgendo anche di noi».

Richard ha cominciato a correre all'età di 15 anni, anche se la prima bicicletta gli è arrivata molto prima. «A me è sempre piaciuto tantissimo andare in bicicletta, anche se i miei genitori (Antonio e Ana, ndr) questo sport non l'hanno mai preso in considerazione. Noi siamo una famiglia di agricoltori. Abbiamo terreno per la coltivazione, e anche molti animali: soprattutto mucche. Io sono l'ultimogenito: ho due sorelle più grandi di me, che hanno studiato e lavorano come impiegate in ufficio. Io, invece, appena terminate le superiori, ho deciso di chiudere i libri per dedicarmi solo alla bicicletta, la mia vera vocazione, la mia vera passione».

Carapaz è sposato con Tania e ha già due figli:

Santiago di quattro anni e Sofia di uno. «Quando posso, aiuto ancora i miei genitori. La campagna mi piace molto: quanto la bicicletta. Quanto questa maglia bianca di miglior giovane, che vorrei tanto portare fino a Roma ».

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