Matteo Basile
nostro inviato ad Appiano Gentile
In fondo ha ragione Sarri quando dice che non è una sfida tra lui e Conte. Perché alla fine questo Inter-Juventus sembra molto di più una sfida tra Conte e la Juventus. Troppo ingombrante il suo passato in bianconero, troppo accesa la rivalità per provare a fingere che sia una partita come le altre. Non bastasse solo che si tratta della sfida tra la prima e la seconda della classe, le due squadre che verosimilmente si giocheranno il titolo fino all'ultimo. Se poi ci metti anche lo sfogo di Conte che ne ha per tutti, passati, presenti e forse un po' anche futuri, ad accendere la vigilia, ecco servito un Inter-Juve da brividi.
La sfida sull'asse Torino-Milano parte dal Piemonte con le parole di Sarri. Posate, misurate, senza bordate. Se non per allentare la pressione della sfida spiegando che «Se una classifica ad inizio ottobre ci crea impatto psicologico vuol dire che non siamo in grado di fare grandi cose».
Poi ad Appiano è il turno di Conte che, al di là delle classiche dichiarazioni pre partita, si accende quando gli fanno notare la questione della petizione online di alcuni tifosi bianconeri (circa 15mila) per rimuovere la sua stella fuori dallo Juventus Stadium che avrebbe portato a una presa di posizione, non ufficiale ma comunque netta, da parte del presidente Andrea Agnelli. «Dispiace che Agnelli sia intervenuto. Ha dato importanza a proposta becera e volgare priva di insegnamento e valori. Avrei preferito che nessuno desse spazio a deficienti, ignoranti e stupidi», sbotta il tecnico salentino che si accende ulteriormente pochi istanti più tardi. Vista la situazione, la rivalità e il suo passato, quale messaggio vuole dare alla parte sana delle due tifoserie? Nulla di didascalico per Conte, che arriva addirittura a minacciare un addio all'Italia. «Dobbiamo dare l'esempio e trasmettere valori positivi, se passano odio e violenza sono il primo ad alzare mano e dire basta. Le nuove generazioni stanno venendo su che c'è da aver paura. Dopo l'Inghilterra sono in difficoltà, mi chiedo chi me l'ha fatto fare. Se queste situazioni faranno abbassare la mia passione sarò il primo ad andar via. Non una grande perdita per il calcio ma nemmeno questo calcio sarà una grande perdita per me». Poi si alza, saluta e se ne va. Boom.
Prima contro seconda, sfida numero 200 in A, passato contro presente, e le frasi di Conte. Tutto pronto e apparecchiato.
Poi stasera Lukaku e Lautaro, Ronaldo e Higuain e tutti gli altri avranno il compito di far vedere che questa è davvero una sfida speciale. E magari bellissima. Almeno per quei 90 minuti in cui a parlare è solo il pallone.
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