Quando c'è da festeggiare è bene farlo, anche perché non ci capita spessissimo. Da quando esistono i mondiali a cronometro ('94), il ciclismo italiano ha conquistato solo tre medaglie: due argenti con Andrea Chiurato (1994) e con Adriano Malori (2015). Ieri è arrivata la terza sulle strade dello Yorkshire, grazie a Filippo Ganna che ha conquistato la medaglia di bronzo.
È bene festeggiare, perché Filippo è giovanissimo. Un giovanissimo talento che può solo crescere e migliorare. Già tre volte campione del mondo dell'inseguimento su pista a soli 23 anni, ora si trova a far parte dell'élite anche nelle prove contro il tempo su strada.
L'oro con conseguente maglia iridata è finito al ribelle australiano Rohan Dennis (al Tour era scappato in disaccordo con il team Bahrain, ieri si è rifiutato di usare la bici in dotazione alla squadra, ndr), già iridato 2018, che ha dominato a Harrogate il mondiale (54 km e 700 metri di dislivello). Con lui sul podio sono saliti due giovanissimi fenomeni della specialità: il belga Remco Evenepoel, 19 anni, a 1'08, e appunto il nostro Filippo, a 1'55.
Per questa ragione è bene non allargarsi troppo; Filippo ha fatto qualcosa di eccezionale, ma davanti ha un piccolo prodigio belga che di anni ne ha appena 19, ed è al suo primo anno da professionista. È chiaro che Ganna ha incassato un grande risultato, ma è altrettanto vero che in mezzo ai pedali si ritrova questo bimbo che pare avere già le sembianze di un piccolo cannibale.
Va
forte dappertutto, Remco. Ha talento da vendere e sono in molti a ritenere che anche domenica nella prova regina il linea - sarà là in mezzo a recitare la parte del protagonista, anche perché Remco la comparsa non la fa mai.
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