Una gara pericolosa e incontrollabile

Dall'arco «afflosciato» di Yates a Froome che corre a piedi. Troppi rischi

Alpe d'Huez È il Tour bellezza, e anche i francesi non ci possono più fare niente. È un evento planetario, mondiale e intergalattico, secondo solo ai mondiali di calcio e alle Olimpiadi, basta pensare che qui al seguito della Grande Boucle ci sono la ben 92 broadcaster e 1200 giornalisti accreditati. Per non parlare della macchina Tour, la cittadella di 5 mila anime che si muove ogni giorno. E i tifosi, come ieri, assiepati lungo le strade fin dal giorno prima, con camper e tende: più di 500 mila.

Numeri monstre, difficili da domare, controllare e governare. È la famelica voglia di potere del Tour che fagocita anche se stesso.

Tour de France 2016, prima tappa pirenaica, il britannico Adam Yates ha staccato il gruppo dei migliori ed è lanciato alla conquista di secondi importanti per la classifica e per la maglia bianca quando viene letteralmente travolto e fatto volare a terra da un arco gonfiabile che si affloscia all'improvviso sulla propria testa. Se la cava con graffi e abrasioni, mentre dietro di lui il gruppo è costretto ad attendere che venga sgombrata la strada prima di riprendere la corsa.

Stesso anno, pochi giorni più tardi, altro fatto incredibile, stavolta sul leggendario Mont Ventoux. Una moto della tv francese inchioda all'improvviso: Porte, Mollema e Froome che la seguono finiscono a terra.

La bici della maglia gialla è inutilizzabile, l'ammiraglia è bloccata da una muraglia umana di tifosi, Yates, Quintana e Aru riescono a passare e allora Froome comincia a correre a piedi (cosa vietata dal regolamento, devi sempre averla a fianco, ndr) in attesa che qualcuno gli passi una bicicletta. Arriva al traguardo, perde la maglia ma a fine tappa la giuria annulla i distacchi e cancella, di fatto, il verdetto della tappa, riassegnando la maglia gialla a Froome.

PAS

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