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Germania-Francia, via con il botto

Subito di fronte gli ultimi due campioni del mondo. E i tedeschi ripartono da Löw

Germania-Francia, via con il botto

Passato e presente della crème calcistica mondiale. Francia e Germania, rispettivamente i campioni del mondo in carica e quelli della precedente edizione. Il sorteggio della Nations League li ha inseriti nello stesso girone, completato dall'Olanda vice-campione 2010 e terza classificata nel 2014. Non fosse per la crisi che attanaglia il calcio oranje da un abbondante triennio, definirlo gruppo di ferro sarebbe persino riduttivo. Con tutta probabilità il passaggio alla final four del prossimo giugno sarà invece un fatto privato tra teutonici e transalpini, arrivati alla sfida numero 30 tra le rispettive nazionali, anche se sono stati solo 5 i match ufficiali: il primo al Mondiale '58 (6-3 Francia), l'ultimo a Euro 2016 (2-0 Francia).

Il mondo del calcio, e soprattutto certa critica, è notoriamente volubile. Fino a qualche anno fa il punto di riferimento per i modelli pallonari in crisi era quello tedesco, con un focus particolare sulla struttura dei vivai, figlia di una notevole, nonché profonda, riforma federale. Oggi per contro va di moda citare il centro di Clairefontaine, luogo simbolo della rinascita della nazionale francese, e più in generale il modello dei centri di formazione, dimenticando che questo tipo di approccio vanta radici consolidate nel tempo, tanto che fu adottato come punto di riferimento già agli inizi degli anni 2000 dalla federcalcio belga per il proprio processo di ricostruzione della nazionale (anche i Diavoli Rossi andavano molto di moda qualche anno fa...). Ciò significa che il diluvio di critiche post-mondiali abbattutesi (anche in patria) sul sistema tedesco vanno prese con le pinze, perché non può bastare un brutto torneo per mettere in discussione tutto. I primi ad averlo capito sembrano essere stati propri i boss della federcalcio tedesca, dal momento che alla prima ufficiale della Mannschaft dopo il disastro russo ci sarà ancora Joachim Löw seduto in panchina. Un attestato di riconoscenza a un ct che ha fatto tantissimo per la nazionale del paese.

Per la Germania la Nations League rappresenta un'importante banco di prova per «capire se siamo tornati a essere pronti, e se il feeling è nuovamente quello giusto» (parole di Löw). Circa il 25% dei giocatori convocati per il Mondiale non è stato chiamato: Gomez e Ozil si sono ritirati, quest'ultimo dopo essere diventato il capro espiatorio dell'eliminazione della squadra. Fuori anche Khedira, dentro invece Sanè, invocato da tanti la scorsa estate, ma escluso da Löw per problemi di natura caratteriale. Presente qualche faccia nuova (Kehrer, Schulz, Havertz, Petersen), alla ricerca di quel mix tra esperienza e gioventù che ha costituito le basi per i successi recenti della Germania, facendole guadagnare quell'ammirazione pressoché unanime di cui oggi gode la Francia. I protagonisti li conosciamo tutti, da Mbappè a Griezmann fino a Pogba (abissale il divario tra le sue prestazioni in nazionale e quelle nel Manchester United). Senza dimenticare lo straordinario lavoro di Didier Deschamps, la cui ricetta è stata ben riassunta in tre parole da Marcel Desailly sul Guardian: armonia, umiltà, rispetto. Germania e Francia, passato e presente.

Ma anche futuro del calcio.

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