Tempus fugit. O forse no. Con buona pace di Virgilio. È però un fatto che prima o poi la carta d'identità presenta il conto. A chiunque. Anche ai più grandi. I quali, forti di un talento smisurato e di motivazioni infinite, riescono spesso a rimandare il momento del tramonto, aggrappandosi a tutto ciò che li ha resi speciali per anni. È l'illusione dell'eterna giovinezza, inutile fare tanti giri di parole. Poi, certo, ognuno pensa a se stesso e, conoscendosi, sposta l'asticella un po' più in là. Anche Buffon e Ronaldo, sì: i quali, rispettivamente a quaranta e trentatre anni, non hanno avuto timore a iniziare una nuova avventura in mondi nuovi, abbandonando la comfort zone nella quale vivevano da anni. A fine stagione magari - probabilmente? - avranno avuto ragione loro, ma per adesso è giusto andarci con i piedi di piombo. Per dire: stasera il SuperGigi ex bianconero dovrebbe sedersi in panchina per la terza volta di fila con la maglia del Psg, atteso al match casalingo contro il St. Etienne. «Gigi è una leggenda - ha detto nei giorni scorsi il suo allenatore, Tuchel -. Areola però è in pole per essere il numero uno». Anche se ieri il tecnico tedesco ha precisato: «Glielo avevo detto prima dell'arrivo di Buffon. Ma Gigi è Gigi. Dobbiamo essere intelligenti e trovare una soluzione con entrambi». Comunque passare dal ruolo di leggenda a quello di panchinaro pare essere un attimo, ecco. Pur se lui, Gianluigi da Carrara, ha rilanciato spiegando di sentirsi «meglio di cinque anni fa. Sono un animale da competizione, amo le sfide». Areola però ha quindici anni di meno, è cresciuto nel Psg. Tempi duri insomma per il campione del mondo 2006, costretto anche a scontare le tre giornate di squalifica in Champions rimediate dopo la sceneggiata del Bernabeu con la Juventus.
Dal canto suo, Ronaldo non ha ancora conosciuto la panchina ma non ha entusiasmato. Né segnato, il che per uno come lui suona quasi blasfemo. Tre partite di campionato disputate per intero, altrettante vittorie per la Signora ma un rendimento ai limiti della sufficienza. Nessuno ne ha fatto un dramma, ci mancherebbe altro: però dal fenomeno di Funchal si aspettavano meraviglie fin dal pronti via, non balbettii assortiti. Domenica pomeriggio, il Sassuolo lo metterà nuovamente alla prova: spesso i neroverdi hanno rimediato figuracce contro i bianconeri, stavolta chissà. Arrivano a Torino da secondi in classifica e CR7 li aspetta per interrompere il proprio digiuno. Non che finora non ci abbia provato, il portoghese: nessuno ha tirato in porta quanto lui nell'intera serie A, per esempio.
Come dire che è solo una questione di mira, magari di sfortuna. E del resto alcune statistiche gli vengono in soccorso: nelle quindici stagioni trascorse tra United e Real, CR7 ha segnato all'esordio soltanto cinque volte e in tre circostanze ha dovuto aspettare più di 270' per gioire.
Pure lo scorso anno fece fatica a mettersi in moto, segnando in casa del Getafe alla quarta occasione dopo avere steccato contro Betis, Alaves ed Espanyol: il resto è storia, ovvero 44 reti in 44 impegni ufficiali, alzando per di più l'ennesima Champions. Che comincerà la prossima settimana e che, a differenza di Buffon, ha sempre rappresentato il suo terreno di caccia preferito. Carta d'identità permettendo.
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