La gioia al palo, è questione di centimetri

Già 18 i legni colpiti in Serie A, dopo i 6 di Lazio-Roma. Non è solo sfortuna...

La gioia al palo, è questione di centimetri

La porta è così grande, se comparata a quei tre legni bianchi. Colpirli è molto più difficile che evitarli, eppure fanno tutta la differenza di questo mondo. Nel 2006 la traversa di Trezeguet a Berlino spianò la strada al trionfo dell'Italia, nel '78 il palo allo scadere di Rensenbrink mandò in frantumi il sogno del calcio totale olandese. E ancora, il legno colpito da Scholl alimentò la folle rimonta del Manchester United sul Bayern nella finale di Champions del '99, mentre il rigore spedito da Di Biagio sulla traversa fece piangere gli azzurri ai quarti di Francia '98.

E chissà domenica scorsa come sarebbe finita tra Lazio e Roma, una delle partite con più legni nella storia della Serie A. Sei in tutto, la ruota della sfortuna si è messa a girare così forte che ben cinque sono stati colpiti nei primi 26' di gioco. Ma è stata tutta la seconda giornata ad allinearsi sotto una congiunzione astrale irripetibile, visto che delle 10 partite disputate solo Atalanta-Torino e Udinese-Parma non hanno fatto registrare pali o traverse: dopo i primi 180' di questa nuova stagione il contatore dei legni è già a quota 18, un record.

Dietro a ogni legno colpito c'è il rumore sordo dell'impatto, una porta che trema e migliaia di tifosi che se la prendono con la sfortuna, colpevole di vederci benissimo quando c'è da mettere lo zampino. Ma non tutto è malasorte, un tiro che finisce sul palo è pur sempre un tiro sbagliato, come ammise Davide Ancelotti dopo l'ennesimo montante colpito dal Napoli in una partita contro la Spal: «Non è solo sfortuna, c'è anche imprecisione. E se si ripete più volte può diventare un limite».

Sempre nella passata stagione, il giocatore più abbonato ai legni è stato il laziale Immobile, che ne ha centrati otto e dopo l'ennesimo ha scherzato sui social: «Secondo me hanno messo porte più piccole, altrimenti non si spiega». Dietro di lui hanno gridato alla maledizione Chiesa e i napoletani Insigne e Callejon. Guarda caso tutti attaccanti, tiratori scelti, perché c'è anche una componente statistica, fatta di variabili e percentuali. Più ci provi e più possibilità hai di centrarli, anche se sei il primo della classe e il tuo unico obiettivo è quello di gonfiare la rete. Nelle ultime stagioni, nei principali campionati europei i più sfortunati sono stati goleador del calibro di Messi, Neymar e Kane.

La fortuna è cieca e il destino sa essere beffardo, anche se le dimensioni sono uguali per tutti, come recita il regolamento: «I due pali della porta sono separati da una distanza di 7.32 metri e la traversa sta col suo bordo inferiore a 2.24 metri da terra».

Ogni tiro ha la sua sorte, è questione di attimi prima finisca in rete oppure impatti la traversa. O tutto o niente. E se la celebre Mano de Dios al Mondiale 1986 si fosse frantumata sul palo? Il mito è eterno, ma i dettagli fanno la differenza.

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