nostro inviato a Torino
Il risveglio del Pipita scuote una Signora versione «bella addormentata». Higuain entra e risolve la pratica Olympiakos in 9 minuti mettendo in campo tutta la rabbia per la seconda panchina di fila che aveva già di fatto aperto il caso, con la C maiuscola, in casa Juventus. L'argentino invece lo richiude in una mezz'ora vecchio stile che fa dimenticare la sua controfigura ammirata ultimamente. E soprattutto regala ai bianconeri la prima fondamentale vittoria nel girone di Champions dopo la lezione di Barcellona. Missione compiuta perché per Massimiliano Allegri il successo era un obbligo, ma restano le ombre. Una su tutte quella di Dybala che in Champions stecca ancora. La Joya è vera solo in campionato e a lungo andare questo può diventare un tarlo insopportabile per il numero 10 bianconero.
Però ieri sera era soprattutto importante scacciare l'ombra della seconda esclusione consecutiva di Higuain. Un messaggio chiaro all'interessato e alla squadra: non ci sono intoccabili. Non è uno sgabello stile Bonucci perché ufficialmente è una scelta tecnica, però Allegri detta la linea: giocano i più in forma. Le gerarchie della passata stagione vengono messe ancora una volta da parte. Ma il Pipita le ristabilisce nel momento più delicato della Juventus impantanata in una partita spigolosa. Che si era complicata fin dall'inizio perché oltre a Higuain in panchina, un risentimento muscolare obbliga Pjanic ad alzare bandiera bianca prima dell'inizio della partita: un'assenza che pesa perché manca la sua regia. Dentro Bentancur alla seconda di fila da titolare in Champions. Però la Juve non si accende per oltre mezz'ora, anzi è l'Olympiacos a rendersi pericoloso con un paio di ripartenze con l'inesauribile Seba che mettono i brividi all'Allianz Stadium. A quel punto i bianconeri scelgono la contraerea per scuotersi: prima Sturaro e poi Mandzukic impegnano il portiere Proto. Ma l'occasione migliore è l'autogol sfiorato dai greci con una carambola che si ferma sul palo poco prima dell'intervallo.
Allegri si infila negli spogliatoi perché la Joya straripante in campionato è ancora una volta la controfigura in Europa dove non segna da 540'. E chi dovrebbe farne le veci come Cuadrado si accende solo una volta, mentre Douglas Costa dall'altra parte è solo fumo e pochissimo arrosto. Sturaro terzino adattato di fatto toglie una corsia alla manovra che sbatte sul muro greco eretto da Lemonis arrivato in panchina solo lunedì. Il tutto sotto gli occhi di Andrea Agnelli al quale un gol servirebbe anche per iniziare a digerire l'anno di squalifica per la vicenda biglietti-ultrà. Ma la sesta partita in 18 giorni, soprattutto la terza in una settimana ad alta intensità (Fiorentina, derby e appunto Champions) mette tossine nelle gambe e anche nella testa.
La scossa vincente è Higuain per Cuadrado. Il Pipita impiega 9' per far esplodere lo Stadium che l'aveva accolto con un boato (prima regalato solo a un ragazzino che aveva eluso la sicurezza con un'invasione di campo nel riscaldamento). Il tocco delizioso di Mandzukic invola Alex Sandro che mette al centro: il Pipita al secondo tentativo infila in rete. Trecentosei minuti dopo l'ultimo gol, datato 9 settembre contro il Chievo.
Higuain rivitalizzato poco dopo pesca in area Dybala il cui tocco è salvato sulla linea, ma Mandzukic è pronto per il tap-in vincente che chiude il discorso. Tutto nel segno dell'uomo da 90 milioni abbracciato da capitan Buffon al fischio finale: per lui può essere un nuovo inizio, ma deve esserlo anche per la Juve che in Europa si deve ancora ritrovare dopo Cardiff.
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