I calciatori e le carte d'identità "perdute"

Nome o cognome, a scelta. Così si dovrebbe fare per i calciatori che, per regolamento, debbono indossare una maglietta da gioco con l'identità anagrafica

I calciatori e le carte d'identità "perdute"

Nome o cognome, a scelta. Così si dovrebbe fare per i calciatori che, per regolamento, debbono indossare una maglietta da gioco con l'identità anagrafica. Ma sono molti i casi in cui al nome o al cognome non corrisponde totalmente la carta di identità. L'olandese Depay, appena passato al Barcellona, sia in nazionale all'Europeo, sia con la nuova maglia blaugrana ha voluto che venisse riportato il suo nome di battesimo Memphis, perché l'altro appartiene a suo padre che, quando Memphis aveva sei anni, ebbe la buona creanza di abbandonarlo. C'è un altro olandese, infortunato, il difensore Van Dijk che ha cancellato il cognome paterno per lo stesso motivo e sulla maglia porta Virgil, nome di battesimo. A seguire l'inglese Dele Alli che per molti anni ha indossato la maglietta con la scritta Alli ma ha annunciato di non volere più avere a che fare con quella famiglia, padre, madre e sorella che lo aveva trascurato e poi abbandonato, dunque Dele basta. Memorabile il caso del brasiliano Eriberto del Chievo che confessò di avere usato un nome fasullo, in verità si chiamava Luciano.

Il grande Samuel, argentino di Roma e Inter, all'anagrafe risulta Lujian, come suo padre biologico che secondo cattive abitudini lasciò il figlio affidandolo al padre adottivo appunto Samuel, così come Tevez, che deve il cognome allo zio Segundo Tevez e non al padre Juan Carlos Cabral. Il più grande di tutti, il calcio non c'entra, resta Marcellus Cassius Clay detto Mohammed Alì, ma non su assegni bancari e contratti.

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