M assimiliano Allegri è un uomo fortunato. Nella vita e nel lavoro. Dopo la partita vinta contro lo Sporting, è apparso in sala stampa, un po' stizzito e impertinente, accompagnando le parole con alcuni tic significativi. Ha detto ai cronisti che non si possono cambiare le pagelle in base al gol o i giudizi in base al risultato. Ha portato come esempio il derby di Milano, da lui visto in tv e ha ricordato che fino al rigore ultimo di Icardi, che, tuttavia, lui stesso non ha seguito, avendo spento il televisore (deve essere un vizietto, così se l'era svignata ventiquattro ore prima, al rigore di Dybala), il Milan veniva decantato ma, un secondo dopo, criticato.
Allegri ha ragione. I giudizi si fanno sui risultati. Anche gli stipendi. Il suo salario, ad esempio, si è moltiplicato proprio per i risultati, non certo per la qualità del gioco. Ma questo è un dettaglio, è così semplice che lo capirebbe anche Sturaro che è diventato il bersaglio facile di qualunque critica. Allegri ha ribadito di divertirsi moltissimo e di continuare a provare piacere, invitando la stampa ad essere seria, una volta almeno. Ha ancora ragione. La serietà innanzitutto.
La Juventus, quest'ultima Juventus, indefinita, indefinibile, incasinata, è davvero una cosa seria. Lo hanno capito tutti. Allegri ci sta provando. A tentativi. Nell'attesa di trovare la soluzione al quesito, ha rinviato ogni sentenza a marzo. Dunque avremo quattro mesi per spassarcela. Poi saremo serissimi.
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