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Ibra al Diavolo: atto III

Bergamo chiama Ibra e Ibra è tornato, come promise la sera del 4 giugno a San Siro quando si congedò da calciatore

Ibra al Diavolo: atto III

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Bergamo chiama Ibra e Ibra è tornato, come promise la sera del 4 giugno a San Siro quando si congedò da calciatore. Curiosa coincidenza fino a un certo punto. Perché tre anni prima, dopo l'umiliante 0 a 5 di Bergamo, Ibra si presentò a Milanello per rimettere in piedi il nuovo e sfiduciato gruppo. Adesso lo scenario finanziario è stato ribaltato con il primo bilancio in utile dopo 17 anni, mentre lo scudetto vinto e la semifinale Champions sono le medaglie sul petto di Pioli e Maldini uscito di scena per aperto conflitto con Furlani e Cardinale. Ma l'attuale Milan è sotto processo a causa dell'ultima striscia di risultati e la serie inquietante di infortuni.

Da ieri allora Ibra torna per la terza volta nel mondo Milan che considera la sua casa non più da calciatore, ma da manager di prima fila. Nel comunicato ufficiale, anticipato dal Financial Times, gli sono stati attribuiti infatti due ruoli in uno: partner operativo di RedBird e quindi di Gerry Cardinale, per capirsi più di un semplice consigliere, e consulente del club rossonero «in coordinamento con Scaroni e Furlani». La traduzione pratica è la seguente: Ibra è sopra il Milan come partner del fondo proprietario e schierato al lato del club (senior advisor la dizione) per svolgere «un ruolo attivo nelle operazioni sportive e commerciali».

Questo significa che non sarà tutti i giorni a Milanello e non si occuperà in prima persona del mercato, ma svolgerà un ruolo di supporto nei confronti di Pioli stesso (non certo per commissariarlo visto che i due hanno avuto serrati colloqui nei giorni scorsi) oltre che con i calciatori e diventerà la voce calcistica del Milan colmando così un paio di lacune. La prima squisitamente tecnica: è in grado di spiegare a Cardinale risultati e problemi del gruppo squadra suggerendo eventuali soluzioni e interventi; la seconda di autorevolezza nella comunicazione. Infine la presenza di Ibra al fianco di Cardinale è indirettamente l'approvazione da parte di Zlatan del progetto dell'azionista di maggioranza: agli occhi della tifoseria può risultare una sorta di garante dei piani di investimento futuri del fondo, messi di recente in discussione sia dall'uscita di Maldini che dalla serie di risultati deludenti.

Come si può capire è una figura inedita nel mondo del calcio italiano: per intendersi non è Marotta, non è nemmeno Giuntoli, non è Maldini che dipendeva dall'ad Gazidis e poi Furlani, è appunto solo e soltanto Ibrahimovic. L'annuncio è stato scandito dalla sequenza di dichiarazioni dello stesso Cardinale («assoluto vincente e grande spirito imprenditoriale»), di Furlani («portare un leader come Ibra sottolinea il nostro impegno per il futuro successo del club»), testimonianza esibita dell'unità delle componenti da sottoporre presto alla verifica dei fatti e dei comportamenti. Ibra non ha fatto mistero, sin dal famoso colloquio del 6 novembre, della sua intenzione di tornare nel Milan con un ruolo di maggiore spessore rispetto a quello canonico di capo dell'area tecnica. E le sue frasi dei giorni precedenti erano solo un modo di guadagnare tempo perché fosse RedBird a scegliere l'ora giusta della decisione. «Il Milan è un amore senza fine, torno a casa» la sua frase simbolo. Da oggi il Milan ha un uomo di calcio: ora serviranno i risultati tra Newcastle e Monza per migliorare il presente del Club oltre che dell'allenatore.

Ma Fabio Capello mette in guardia: «Potrebbe anche essere una mossa negativa per Pioli».

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