Ibra-Maresca, c'è qualcosa che non torna

Arbitro non nuovo a casi simili. Ma il Milan eviti leggerezze come questa

Ibra-Maresca, c'è qualcosa che non torna

La vicenda Maresca-Ibra è in effetti strana, molto strana. Innanzitutto perché è maturata nel bel mezzo di una sfida placida, senza episodi contestati, corretta e decisa all'intervallo dal comodo 2 a 0 di Kessiè. All'improvviso si è increspata e diventata un'onda anomala - cartellino rosso allo svedese, Milan in dieci per 35 minuti- col rischio di far affogare i tre punti conquistati dal Milan alla vigilia di un turno poco favorevole che avrebbe decretato anche la perdita del secondo posto nel caso di pareggio del Parma. Da sabato notte, grazie ai filmati messi in circuito anche dalla regia autorizzata della Lega, siti, cronisti e curiosi hanno cominciato a vivisezionare l'audio di quei uno- due minuti per cogliere lo scambio di battute tra Zlatan e l'arbitro.

Maresca, a dire il vero, non è nuovo a questo tipo di siparietti. Di recente, a Udine, è avvenuto lo scambio con Antonio Conte («sempre tu Maresca, sempre tu») squalificato, e poi alla fine il duello a muso duro con Oriali seguito da una filippica inopportuna («bisogna saper accettare»). Con il Milan, al di là di un vecchio contenzioso in Roma-Milan (rigore su Suso ignorato), il precedente più attuale è in Milan-Torino con rigore assegnato ai granata e poi revocato dal var e ammonizione a Leao per simulazione in uno scontro a metà campo! Di sicuro, venerdì mattina a Milanello, l'unica preoccupazione colta nell'ambiente, era riferita proprio alla designazione del fischietto napoletano.

Riavvolto il nastro dell'audio si possono ascoltare chiaramente solo alcuni frammenti delle frasi. Il colloquio tra i due si svolge a metà campo e diventa più serrato mentre c'è un fallo su Calhanoglu fischiato a favore del Milan. Si sente Ibra dire: «Se non hai voglia vai a casa». Sarebbe utile comprendere l'espressione precedente, se cioè riferita al disinteresse di Maresca nei confronti delle proteste di Ibra («se non hai voglia di ascoltare allora vai a casa») o ad altro. Di sicuro Maresca estrae il cartellino rosso quando Ibra aggiunge: «Ti sembra strano eh». E qui, secondo la vulgata più accreditata, potrebbe esserci stato l'equivoco (abbia capito roma per toma insomma, ndr). La tesi del fraintendimento è sostenuta dall'ultima chiosa di Zlatan al momento di uscire: «Cosa ha capito?» si domanda malmostoso. Un punto è sicuro: qui di offese non c'è traccia. Se mai quel «vai a casa» aggiunto al «ti sembra strano eh» può essere stato interpretato come lesivo dell'autorità dell'arbitro. Il Milan ha già deciso la strategia: aspetta martedì il dispositivo del giudice sportivo e in caso di due turni di squalifica opporrà reclamo. Nel frattempo sarà bene far capire a Ibra che inventarsi dal nulla le complicazioni è una tecnica antica giapponese che non porta a nulla di buono.

E che, specie in quest'ultimo tratto di campionato, cucirsi la bocca è opera meritoria. Perché da oggi in poi, con l'incerta corsa ai posti in Champions, ogni errore, ogni punto perso, può risultare fatale oltre che economicamente disastroso.

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