Vince Icardi, straperde Maxi che non garantisce nemmeno il minimun (sorry) di un rigore. Vince l'Inter, straperde la Sampdoria. Se Mazzarri voleva eliminare un eventuale pretendente alla panchina ce l'ha fatta. E Mihajlovic ha capito che non basta far allenare la squadra alle sette del mattino. Punizione e resurrezione non vanno di pari passo. Quattro gol dell'Inter e zero subiti sono l'apologia della stravaganza del pallone. Stavolta che la Nerazzurra si è cercata guai per un tempo intero, avrebbe meritato una bella doccia: niente. Superman Handanovic non si è tolto mai il mantello: quattro parate da far sbiancare gli avversari. La prima su rigore, che poi dev'essere stata la meno complicata. Sarà per la fama di para rigori e per qualche flusso speciale che lo sostiene, il portierone nerazzurro deve mettere paura a quelli che vanno sul dischetto: per la seconda volta ha parato un rigore alla Sampdoria, la sua collezione ora è a quota 26 (il 33 per cento di quanti ne ha subiti). E immaginate i sospiri dell'Inter a cominciare da Thohir, che non si è negato al viso soddisfatto e all'elogio: «Handanovic ci ha salvato nel primo tempo, è stato fantastico. E sono stati bravi anche Icardi e Palacio, una grande coppia di attaccanti». Mazzarri prenda appunti, dietro le parole ci sono idee e scelte.
Maurito l'impudente ha fatto vorticare vento di tempesta nella fossa dei leoni di Marassi. Con la strafottenza di un antico gladiatore, ha infilato il piede sul primo passaggio utile di Palacio e spinto a mille il nervosismo della folla che gli aveva preparato l'accoglienza. La folla della gente Samp più di Maxi Lopez, che gli ha negato la mano a centrocampo, eppoi ha chiesto di calciare un rigore (fesseria di Ranocchia su di lui) per pareggiare il conto sul campo, che su Twitter c'è tempo tutta la settimana. Ma se Maxi sbaglia o Handanovic para, significa che il destino aveva già scelto il suo eroe. Storie di un povero calcio che, però, non ha voluto raccontare bugie: Icardi è un bomber vero, il Bobo del duemila. Maxi un onesto lavoratore del gol. Icardi ha portato a casa la seconda doppietta in una settimana e Mazzarri gli ha dovuto concedere l'onore della armi, a dispetto di quell'esultanza un po' ganassa, direbbero a Milano. «È giovane, ha questa esuberanza che però lo porta a essere cinico e freddo: segno di personalità. Se riusciremo a togliere alcune cose superflue sta diventando un grande giocatore, ce l'ha nel Dna. Deve pensare solo a giocare. Gli avevo detto di lasciare da parte i fatti personali. Sarebbe stato perfetto se non avesse fatto quel gesto dopo il gol. Una leggerezza».
I gol sono stati pesanti, soprattutto per questa Inter double face. Primo tempo partito bene, poi franato dopo la rissa che ha messo la Samp in minoranza. Eder simula un fallo, l'arbitro lo ammonisce, Samuel scatena una guerriglia di braccia agitate e parole, l'arbitro interviene ancora: Eder se ne va col rosso, Samuel se la cava col giallo. Partita elettrica, magari solo e soltanto per i fantasmi che vagano dietro a Icardi e Maxi. Non a caso alcuni compagni dell'Inter hanno scortato Maurito fuor del campo a fine match. Lo dicono anche i troppi cartellini gialli (ben nove): uno rimediato da Icardi per l'esultanza che l'arbitro non ha gradito, un altro subito da Costa che, dalla panchina, urlava improperi contro la madre di Maurito, gli altri rifilati soprattutto alla Sampdoria per quel filo di nervosismo che si è sommato ai gol. Inter che ha rischiato di subirne quattro nel primo tempo e ne ha realizzati altri tre nella ripresa: colpo di testa di Samuel, conclusione difficile e immediata di Icardi sull'assist un po' lungo di Palacio, e pennellata da artista del Trenza nerazzurro.
Però qualcosa si è visto: un'Inter che ha cercato e saputo giocare meglio dopo la strapazzata di Mazzarri negli spogliatoi. La Sampdoria ha mollato anche fisicamente. Kovacic ci ha messo determinazione e qualche colpo, Hernanes si è risvegliato, la difesa ha smesso di divagare come troppo spesso capita.
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