Icardi e Banega scatenati L'Atalanta finisce impallinata

L'ex Gagliardini completa la disfatta dei bergamaschi San Siro fischia Gasperini e consacra Pioli in panchina

Icardi e Banega scatenati L'Atalanta finisce impallinata

L'Inter si regala un compleanno esagerato. Sette gol per seppellire l'Atalanta, per scavalcarla e stare almeno una notte al quarto posto. E per fare la voce grossa: «Noi non molliamo». Lo urla Icardi con una tripletta in nove minuti che chiude la gara in meno di mezz'ora. Lo urla Banega, altro triplettista di giornata, che dopo sei panchine di fila è tornato a Cagliari e ieri si è confermato. Al tango della coppia argentina partecipa anche Gagliardini il grande ex della partita che a gennaio ha cambiato nerazzurro, dal bergamasco al milanese. L'Inter non molla, come si poteva pensare dopo la sconfitta con la Roma, il sogno Champions. Dodici gol in due partite sono una risposta clamorosa. Stefano Pioli sbloccando un attacco che incomprensibilmente stentava nonostante le bocche da fuoco, ha ulteriormente alzato il livello del suo lavoro.

È la sua vittoria, la prima in uno scontro diretto perché questo era l'incrocio per la piccola Europa con l'Atalanta. Si è preso l'Inter, il coro che San Siro gli dedica è inequivocabile senza bisogno di traduzioni anche per i cinesi di Suning: «Noi vogliamo Stefano Pioli». L'urlo sovrasta qualsiasi tipo di voce: Conte, Simeone e Allegri. «Mi hanno emozionato e con la società non c'è nessun però...», dirà poi Pioli che si è preso anche lo spogliatoio. Non è un caso che Icardi non nasconda i meriti dell'allenatore: «I risultati sono il frutto del lavoro quotidiano con il mister». «È la cosa più bella e voglio sottolinearla», dice il tecnico nerazzurro.

È una festa clamorosa per i 109 anni dell'Inter. Tra i sessantamila di San Siro, ringraziati via Instagram di Steven Zhang «una vittoria per tutti voi», due invitati loro malgrado. Per Gianluigi Buffon e le sue frasi contro la pañolada nerazzurra dopo Juve-Inter uno striscione: «Dacci le quote, pagliaccio». Per Gasperini una selva di fischi e insulti dopo le interviste a rivangare la sua esperienza interista. Poi ha alleggerito la sua Atalanta («è decisiva solo se vinciamo noi») a tal punto che si è presentata solo in campo. Pioli se l'aspettava spensierata e lo è stata eccessivamente. Perché Gomez e compagni durano dieci minuti, il tempo di un contropiede e un rigore reclamato per un cross di Spinazzola intercettato col braccio da D'Ambrosio. Forse tutti i complimenti hanno prodotto un entusiasmo che la giovane banda nerazzurra non ha più saputo gestire. Una lezione pesante, però una folla ha accolto la squadra al rientro a Bergamo. Gomez dirà poi che «per l'Inter era una vergogna starci dietro...». Sarà. Il tutto è un mix letale che ha sgonfiato l'Atalanta, ma il merito resta tutto dell'Inter. Pioli l'ha fatta diventare una squadra, è tornato alla difesa a quattro dopo che con la linea a tre aveva perso equilibrio e gioco: «È anche merito di Walter Samuel, è intelligente...».

Poi i singoli fanno la differenza. Icardi segna di sinistro dopo una punizione ribattuta, trasforma con un cucchiaio di destro il rigore da lui stesso procurato, fa tris con una testata. Tre gol in ventisei minuti, per trovare una tripletta nerazzurra più veloce bisogna risalire a settant'anni fa, a Benito Lorenzi. Quando si dice un attaccante completo. Il capitano se ne scappa da San Siro con il pallone firmato da tutti i compagni e una standing ovation, al momento del cambio, di tutto lo stadio, curva compresa. Wanda Nara attacca Bauza, mentre Mauro si smarca: «Nessun messaggio, non ho il suo numero di telefono... Il pallone a casa non lo tocca nessuno...». Ne spetta uno anche a Banega che confeziona il suo tris a partita finita. L'ex Siviglia è un altro capolavoro del lavoro di Pioli che lo definisce «il potenziatore» di un attacco che segna sette gol con otto tiri in porta. Un altro emblema è il Kondogbia ritrovato.

Ma l'allenatore parla sempre e solo di squadra: «I valori ci sono e i risultati delle ultime 16 giornate ci dicono che siamo vicini alle prime». Inter da coppa Campioni, insomma. L'esempio per la rimonta è il Barça. Dieci gare da vincere. «Noi giochiamo per vincerle tutte», carica Pioli. Filosofia Champions.

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