Da imbattibile a umano. La metamorfosi di Nole

Djokovic sconfitto in 4 set dal n°41 Querrey. "Io non ero al 100%, ma lui è stato bravo..."

Da imbattibile a umano. La metamorfosi di Nole

Il Dio del tennis è sempre pronto a ricordare a noi umani che non c'è nulla di scontato. E quest'anno a Wimbledon si sta proprio divertendo, gettando sprazzi di pioggia ogni giorno e finendo per buttare fuori quello che avrebbe sicuramente dovuto vincere. Ovvero Novak Djokovic. Clamoroso insomma a Church Road: l'uomo avviato comodamente a completare il Grande Slam finisce invece per sbattere al terzo turno contro Sam Querrey, in una partita interrotta per il buio venerdì sera due set sotto e poi ricominciata più volte ad ogni passaggio di nuvola nera. Insomma: Djokovic saluta sconfitto in quattro set (7-6, 6-1, 3-6, 7-6), battuto da un ragazzone americano numero 41 del mondo che, imparato qualche schema in accademia, si è costruito un'onesta carriera e nulla più. Arriva però appunto, anche per uno come Querrey, il giorno in cui il Dio del Tennis guarda dalla tua parte e così quando tutti pensavano alla solita rimonta di Novak ecco il sorpresone. D'altronde era successo anche un anno fa: Djokovic sotto di due contro Kevin Anderson e rimandato dal buio al giorno dopo verso la vittoria in 5. È successo in Australia, quando Nole ha battuto Simon nonostante 100 errori gratuiti. È successo a Parigi, quando l'Imbattibile ha rimontato Bautista Agut per poi andare a conquistare l'unico Slam che mancava alla sua collezione. È successo, ma non questa volta. E allora: cos'è successo?

Vengono in mente le parole di Boris Becker, il suo coach: «Voi non immaginate cosa può accadere nelle due settimane di un torneo: vincere uno Slam è un'impresa pazzesca». E qualcosa è stato, probabilmente l'euforia del Roland Garros ancora nella testa, perché mai Djokovic è apparso così falloso, così svuotato, così umano: «Non ero al 100%, è stato bravo lui. Ma preferisco ricordare gli ultimi 4 Slam vinti piuttosto che la giornata di oggi». Tanto umano Nole, che alla fine ha aspettato Querrey all'uscita dal campo firmando autografi ai bambini come se nulla fosse successo: «Non chiedetemi della prossima partita - ha poi detto il vincitore -, voglio solo pensare a cosa è successo oggi».

Così insomma Wimbledon che oggi vivrà per la quarta volta nella storia una domenica di mezzo lavorativa per recuperare i guai del maltempo va oltre il suo eroe e con ancora la Vinci a difendere l'Italia contro la Wandeweghe, mentre Francesca Schiavone ha fatto sapere di rinunciare alle Olimpiadi («Ringrazio per la wild card, ma a Rio preferisco progetti personali»).

Va avanti senza più Djokovic e con il brillantissimo Federer, finora protetto sempre dal tetto del centrale, ancora più spinto verso un ottavo titolo che sarebbe leggenda. In mezzo resta ancora gente come Murray e il giovane fenomeno Zverev. Ma resta, soprattutto, il Dio del tennis.

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