Più che un casting, un reality. La scelta del nuovo allenatore dell'Inter entra nel vivo con un venerdì che più surreale non si può e si conclude con una scrematura che riduce la scelta a due nomi: Stefano Pioli o Marcelino, con lo spagnolo che ha messo la freccia del sorpasso. Un testa a testa che se non dovesse portare consiglio questa notte, potrebbe addirittura prolungarsi fino all'inizio della settimana prossima, quantomeno per l'annuncio ufficiale. Anche se la giornata di oggi con ogni probabilità sarà quella decisiva. La sala riunioni prenotata fino a stasera all'Hotel Gallia è la conferma. Quindi Pioli o Marcelino. Anche perché sono i primi due sbarcati in città, i primi consultati. Potrebbero essere gli involontari protagonisti di qualcosa che per semplificare può essere rappresentata come una sorta di resa dei conti. Perché i due profili rappresentano due posizioni opposte all'interno della società: l'opzione italiana del ds Ausilio e del dg Gardini da una parte e dall'altra quella internazionale del consulente di Suning, Kia Joorabchian. Che collaboratore oscuro dei cinesi non lo è più. Ieri ha gettato la maschera, ha svelato il suo ruolo tutt'altro che marginale nell'Inter. Di fatto ha occupato una sorta di vuoto di potere che si è creato all'apparenza nel club nerazzurro. Il procuratore anglo-iraniano sarebbe sbarcato ieri a Milano. E la sua presenza è significativa, ma anche se avesse continuato a tessere la tela da lontano poco cambierebbe. E soprattutto deve far riflettere. Perché un conto è portare Guus Hiddink, un nome internazionale che risponderebbe all'identikit ideale cinesi. Un altro è far sedere in panchina Marcelino, l'ex allenatore del Villarreal, o in alternativa Vitor Pereira, quindi allenatori più o meno sconosciuti che arriverebbero all'Inter per consacrarsi. Una panchina usata come una vetrina, volendo.
Ma soprattutto al centro di tutto resta Joorabchian che nell'organigramma dell'Inter non ricopre nessuna carica: finirebbe per essere l'uomo esterno, un procuratore, che di fatto prende una decisione tanto delicata. Questo il messaggio anche se resta l'uomo forte sul fronte calcistico della proprietà, di quel Suning che in questo modo metterebbe all'angolo l'attuale dirigenza sportiva del club. Sul tavolo degli incontri di ieri c'è l'allenatore ma probabilmente anche di più. E solo questo potrebbe giustificare tutto il tempo che si sono presi i cinesi per decidere. Perché esonerare un allenatore senza avere già le idee chiare per risolvere la situazione nel giro di quarantotto ore è quantomeno curioso.
Anche la sconfitta con il Southampton e la quasi eliminazione dall'Europa League avrebbero invitato all'accelerata a prescindere dalla sosta per le nazionali. Invece il venerdì è stato un reality. L'arrivo dei vertici di Suning al mattino: il vicepresidente Yang Yang, il braccio destro Yen Run e il figlio del patron Steven Zhang. Poi è stata la volta di Joorabchian, presenza comunque misteriosa all'ombra della Madonnina, quindi di Ausilio e Gardini di rientro dall'Inghilterra con la squadra. Pedinati per gli hotel di mezza città, inseguiti all'uscita dallo studio legale Latham & Watkins (lo stesso che seguì il closing Thohir-Suning), i cinesi non hanno battuto ciglio. Nella notte della movida milanese, a ballare sono stati soprattutto i tam tam sugli spostamenti della comitiva asiatica.
Tra annunci di incontri, con Pioli uno esplorativo già avvenuto e un altro in programma già nella giornata di oggi, con Marcelino uno nella tarda serata, e contatti tra le due anime della società. La notte porta consiglio. I cinesi devono scegliere tra Ausilio-Gardini e Joorabchian. Pioli o Marcelino, l'allenatore dirà molto anche sul futuro dell'Inter.
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