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Inter, cuore da scudetto

Per una volta più col cuore che col gioco. Decide Frattesi al quinto dei 7 minuti di recupero

Inter, cuore da scudetto
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Per una volta più col cuore che col gioco. Decide Frattesi al quinto dei 7 minuti di recupero. L'Inter rimonta l'Udinese in volata, quando già Cioffi pregustava il terzo colpo della sua stagione, fermare i prossimi campioni d'Italia dopo avere già sconfitto il Milan e la Juventus a casa loro. E invece no. La botta di Lautaro finisce sul palo, Okoye immenso per tutta la sera non può nulla, Frattesi è reattivo come nessun altro e l'Inter sbanca anche Udine, tenendo acceso il doppio obbiettivo che si è data per motivarsi in questo lungo conto alla rovescia verso lo scudetto. Il record di punti (a 103, deve vincerle tutte) e la festa nel derby, sempre più probabile (Milan e Inter devono fare lo stesso risultato nel prossimo turno, e poi l'Inter vincere lo scontro diretto per la sesta volta consecutiva).

Cioffi la prepara molto bene. Che poi non è nemmeno troppo difficile. Primo, non scoprirsi: che il pallone lo giochi pure l'Inter. E in effetti al momento del gol di Samardzic, il possesso è nerazzurro al 73%, che diventa addirittura 79% all'intervallo, come mai in stagione. Alla fine sarà 77%, a dimostrazione di come certi numeri da soli non contino nulla.

Samardzic prova a fare un altro dispetto all'Inter, dopo il balletto al mercato estivo, ma nell'occasione la colpa nerazzurra è persino più grave dei suoi meriti. Calha che sbaglia un semplice pallone in uscita, Carlos Augusto che dorme in marcatura e sporca solo il tiro del talentino serbo, Dumfries che guarda Sommer, Sommer (il più colpevole di tutti) che guarda il pallone che s'infila molle e beffardo in porta. Inzaghi più incredulo che altro.

Centrocampo folto, Kamara ed Ehizibue stantuffi sulle fasce, uno contro uno con Dumfries e Dimarco. Pereyra a raddoppiare Wallace su Calhanoglu. Il resto lo fa l'ottimo Okoye, che sullo 0-0 dice due volte no proprio a Calhanoglu e dopo il gol è fenomenale sul colpo di testa di Lautaro, innescato da Dimarco.

Continua l'eclissi della ThuLa, di nuovo a secco. Molto meglio il Toro del francese: nel prossimo turno saremo a due mesi esatti dall'ultimo gol (16 febbraio), complice l'infortunio contro l'Atletico, che sembra avere depotenziato l'arma spesso letale di Inzaghi. E così per non spezzare l'incantesimo e segnare per la 31esima volta nelle prime 31 giornate di campionato, come mai nessuno nella storia della Serie A, all'Inter serve il rigore trasformato manco a dirlo da Calhanoglu (15 su 15 con l'Inter, 14 su 14 in Serie A, infallibile come solo Suazo) e concesso per l'uscita più arruffona che fallosa di Okoye su Thuram (prende il colpo su spalla-schiena e per il dolore porta ovviamente le mani sulla faccia).

Decide l'arbitro, avalla il Var, come poco prima quando il primo pareggio di Carlos Augusto era stato annullato per il fuorigioco sbandierato dall'assistente. Poi il finalissimo, che regala all'Inter un'altra notte di festa.

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