Inter, è già una finale. Conte punta sulla "L2" contro il muro giallo

Un risultato positivo vale mezza qualificazione. Sicurezza Lautaro-Lukaku per il primo eurogol

Inter, è già una finale. Conte punta sulla "L2" contro il muro giallo

Non è una finale, perché chi vince non porta a casa la Coppa. Chi perde però dalla Coppa esce e va a casa, di fatto eliminato. E allora Dortmund-Inter, quarto turno del girone di Champions, in qualche modo è il primo vero dentro-o-fuori della stagione nerazzurra. Colpa dello sciagurato debutto a San Siro con lo Slavia e della sconfitta di Barcellona, con tanto onore e zero punti. Un pareggio prolungherebbe la speranza o forse l'agonia: Conte vuole lo scudetto e sa che questa squadra non è attrezzata per correre forte su entrambe le piste. Come al Camp Nou rinunciò a Lukaku per averlo fresco 4 giorni dopo contro la Juventus, stavolta non forza i rientri di D'Ambrosio e Asamoah, rimasti a casa ad allenarsi. C'è invece Sensi, fuori dal 6 ottobre. «È recuperato, devo decidere se farlo giocare subito o farlo partire in panchina». Vecino l'unica alternativa, visto che anche Gagliardini non è stato convocato. Se c'è una logica, Sensi non rischia. Oppure era già pronto per Bologna ed è stato risparmiato per questa partita. Dettagli. Anche il Borussia Dortmund fa pretattica sulla stella Reus, assente all'andata, mentre è certo il recupero di Alcacer.

«Non siamo qui per difenderci, se lo faremo è perché il Borussia ci costringerà a farlo. I risultati che abbiamo ottenuto in campionato, dicono che per noi, tra casa e trasferta non c'è differenza: vogliamo sempre provare a vincere», sottolinea enfaticamente Conte. Prima di lui, la sfida ai tedeschi l'aveva già lanciata la società, con un video motivazionale di quelli che vanno tanto di moda in quest'epoca social («Quando lottiamo tutti insieme, nessun muro è troppo alto») nel quale il riferimento si suppone sia alla celebre curva gialla dei tifosi del Dortmund, piuttosto che la barriera tra due mondi, abbattuta a Berlino proprio 30 anni fa (il 9 novembre). E allora chi se non Romelu Lukaku può dare la spallata decisiva al muro di Favre?

Il gigante di Conte ha obbligato tutti a spulciare gli almanacchi per scovare paralleli importanti nel passato nerazzurro. Come Ronaldo, meglio di Ibra e Milito e tutti gli altri. Insomma: i numeri sono con lui (9 su 11, ma addirittura 6 gol nelle ultime 4 partite di campionato). C'è tutto perché Lukaku segni anche il primo gol in Champions League con la maglia dell'Inter. A secco e deludente a San Siro contro lo Slavia e nell'andata col Borussia, assente a Barcellona: tutto o quasi tutto del destino nerazzurro è sulle spalle sue e del gemello Martinez. L'anno scorso, per Lukaku (che in assoluto ha sempre segnato tanto in campionato e meno in Europa) 2 soli gol in Champions League, ma pesantissimi nell'1-3 di Parigi, che valse allo United il quarto di finale poi perso col Barcellona.

È l'ultima settimana prima della sosta: dopo 5 partite in 15 giorni, restano Dortmund stasera e sabato il Verona prima di tirare il fiato.

«Il precedente miniciclo di 7 partite, andò bene fino alla quinta, poi perdemmo con Barcellona e Juventus; stavolta speriamo di fare meglio»: Antonio Conte non è superstizioso, oppure è tremendamente sicuro della sua squadra.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica