Inter-Milan, il derby del trampolino

Lo scudetto per i nerazzurri, l'Europa per i rossoneri: vincere per coltivare i sogni

Inter-Milan, il derby del trampolino

Il derby come occasione per continuare a volare (l'Inter) o per provare a correre (il Milan). Il derby come trampolino dei sogni. Un grande dubbio per Conte (Handanovic o Padelli), una speranza per Pioli («dobbiamo avere la faccia di Ibra»).

Classifica (Inter +19) e precedenti recenti (3 successi fila per l'Inter, che non perde da 7 derby) direbbero che il verdetto è segnato, eppure non è così. Perché è un derby, e questo vale sempre, perché c'è Ibra, un amuleto che ha dimostrato di funzionare, e appunto perché molto si nasconde nel dubbio di Conte. Con o senza Handanovic cambia parecchio. E il tecnico rode perché non sta a lui decidere, non sta al medico, forse non sta nemmeno al portiere capitano: nessuno può sapere come andrà, come andrebbe in caso di altro colpo al mignolo steccato. Se farlo giocare sembra un azzardo, non farlo può esserlo ancora di più.

In attacco è tutto deciso: senza Martinez (che sconta il secondo turno di squalifica), bocciato Esposito, rimandato Sanchez, l'Inter gioca con una sola punta di ruolo, il gigante Lukaku, più Eriksen alle sue spalle, libero di offendere e così un po' meno obbligato a difendere. Poi Brozovic che torna a tempo pieno, con Barella e Vecino. Poi Candreva a destra e forse addirittura D'Ambrosio in difesa: pare che il timore non sia Ibra ma Hernandez.

Tutte cose che si sanno, anche se Conte non le dice, perché la sua vigilia scivola tra poche parole e molti silenzi. «Eriksen ha bisogno di tempo, speriamo non molto perché noi abbiamo bisogno subito», sottolinea il tecnico nerazzurro. Il flop di Udine è evaporato in fretta grazie ai 3 punti della vittoria. Al (vero) debutto a San Siro, sarà tutta un'altra storia: stadio strapieno, cassiere felice anche senza il record assoluto (capienza ridotta, ma si avvicineranno i 6 milioni), il danese che ha violato la Scala e deluso in Friuli, non può steccare a San Siro.

Nemmeno Pioli ufficializza il recupero di Ibra, ma in pieno carnevale è un segreto di Pulcinella. Lo svedese ci sarà. Ibra in Serie A ha già segnato 5 volte all'Inter (2 con la Juventus e 3 con il Milan), ma l'ha battuta una volta soltanto, in bianconero e a poche settimane dallo scoppio di Calciopoli. Un'altra era.

Finora il Milan non ha fatto un solo punto contro le prime 5 della classifica: il derby vale anche come test per misurare le ambizioni di rimonta da qui a fine maggio. «Per noi comincia un periodo molto importante: possiamo vincere. I 3 punti sarebbero importanti per la classifica e l'autostima.

Dobbiamo avere la faccia di Ibra: carica, motivata, consapevoli di giocare al massimo delle nostre possibilità», enfatizza Pioli, punto sul vivo per la sorprendente uscita pubblica di Spalletti, che in settimana ha raccontato ciò che tutti sapevano. Perciò respinge le allusioni: «Non m'interessa, non posso guardare al passato o al futuro. Devo preoccuparmi del presente». Che, diciamolo, è già tanta roba anche così.

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