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Inter, notte per scappare dai fantasmi dei tre ex e per "mezzo" scudetto

Milan contro Napoli, Atalanta con la Roma: che occasione... Per staccare Pioli, Spalletti e Gasp

Inter, notte per scappare dai fantasmi dei tre ex e per "mezzo" scudetto

L'Inter gioca in anticipo (Salerno, 20.45), e c'è aria di fuga, anche dal passato. L'occasione è ghiotta, di quelle da non fallire. E finora l'Inter non ne ha fallita nessuna: è rimasta in piedi nel derby, quando rischiava di finire a -10, ha vinto 5 volte di fila, recuperato il distacco da Milan e Napoli, e alla prima possibilità è scattata al comando. Quello nel derby, peraltro, è l'unico pareggio nelle ultime 8 partite, tutte le altre sono vittorie. Ecco perché la Salernitana sembra l'ultimo avversario in grado di fermare la marcia nerazzurra.

Mentre lo sfortunato Eriksen chiude con l'Inter (ma forse non con il calcio), Inzaghi pare intenzionato a fare anche un po' della solita, sana rotazione che tanto bene ha fatto all'Inter in queste settimane: tra gli altri, Martinez e Perisic in panchina a rifiatare, Sanchez e Dimarco in campo a cercare l'allungo prenatalizio, che costringerebbe gli altri a non fallire per non vedere pericolosamente allargarsi la forbice del distacco. Il calendario poi, così benevolo con l'Inter, domenica sera mette una di fronte all'altra le ex capoliste Milan e Napoli, quindi in ogni caso sarà altro sale sulle ferite di chi insegue. Domani l'Atalanta, in casa con la Roma. E potrebbe non essere semplice.

Una grande occasione, dunque, buona anche per scavare in qualche modo un solco tra sé e il proprio passato: Milan, Atalanta e Napoli, ovvero Pioli, Gasperini e Spalletti, tutti in tempi diversi e per diverso tempo seduti sulla panchina dell'Inter. Un'esperienza brevissima e traumatizzante quella di Gasp nell'Inter di Moratti 2011: 5 partite (3 di campionato), 4 sconfitte e 1 pareggio prima dell'esonero a metà settembre. Storia nota, come i tanti rancorosi incroci che ne sono nati. Acqua passata. Acqua fresca invece il rapporto tra l'Inter e Spalletti, che i due anni nerazzurri di Conte se li è goduti da spettatore, dipendente dell'Inter a 4,5 milioni netti a stagione (poco meno di una ventina lordi per le esangui casse nerazzurre) dopo aver riportato la squadra in Champions League, ma aver fallito il traguardo scudetto (il primo anno era in testa fino alla 16ª giornata, proprio come ora alla 15ª col Napoli). Pioli versione nerazzurra è stata sostanzialmente una parentesi: subentrato (a De Boer) ed esonerato (per Vecchi) nel giro di 6 mesi e 23 giornate di campionato (8 sconfitte) nella stagione 2016-2017, che sarebbe record con 4 allenatori (il quarto è Mancini, dimissionario in agosto) se non ci fosse il precedente del 1998-99 (da Simoni a Hodgson, passando per Lucescu e Castellini).

Gasperini, Pioli e Spalletti non hanno vinto nulla con l'Inter e poco in assoluto (qualcosa Spalletti, niente gli altri due): Inzaghi tenta l'allungo anche per dribblare il loro stesso destino. Del resto il suo riferimento è inevitabilmente chi l'ha preceduto sulla panchina nerazzurra e anche qui il saldo al momento è in attivo, non solo per la qualificazione Champions fallita due volte da Conte, ma anche per il primo posto solitario, conquistato con 5 partite di anticipo (e 3 punti in più dopo 17 giornate).

Ora la missione è mantenere le distanze.

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