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Inter, Ranocchia si sfoga: "Su di me troppi pregiudizi"

Ranocchia ha parlato della sua situazione all'Inter ed ha anche dichiarato: "Da qualche tempo vado in una struttura che mi segue sotto il profilo psicologico"

Inter, Ranocchia si sfoga: "Su di me troppi pregiudizi"

Andrea Ranocchia si sfoga, come sempre in maniera molto educata, per la sua situazione all'Inter. Il centrale umbro, in questi anni, è stato spesso preso di mira dai tifosi nerazzurri per le sue prestazioni non proprio all'altezza della situazione che sono però coincise con il brutto periodo, a livello di risultati, vissuto dal club di Corso Vittorio Emanuele. Ranocchia arriva all'Inter dal Genoa nel gennaio del 2011: i nerazzurri investono 12,5 milioni di euro più il cartellino di Mattia Destro. Dopo un primo periodo positivo sotto l'ala protettrice di Leonardo le cose non vanno per il verso giusto, Ranocchia perde sicurezza e non riesce ad imporsi al centro della difesa. Nel 2012-2013 con Stramaccioni gioca da titolare ma i risultati non sono affatto buoni per l'Inter, nel 2014-2015 eredita, addirittura, la fascia di capitano da Javier Zanetti: per Ranocchia può essere la volta buona per riscattarsi ma non sarà così. Nella passata stagione non solo perde la fascia, finita sul braccio di Mauro Icardi, ma viene anche ceduto in prestito alla Sampdoria nel mese di gennaio.

Ranocchia, intervistato dal Corriere della Sera ha mostrato tutta la sua amarezza per la sua situazione all'Inter: "Sento un pregiudizio su di me, sembra che all'Inter non abbia vinto solo io. Ma il periodo negativo non è stato solo mio, è stato dell'Inter. In sei anni avrò visto passare un centinaio di giocatori, oltre a tre presidenti e proprietari. Ma tutto questo cambierà. Da tre mesi vado in un centro in cui mi seguono dal punto di vista fisico e psicologico. E' lì che tiro di boxe, per esempio. E poi c’è una persona con cui parlo. Non è uno psicologo, è laureato in fisioterapia ma è anche esperto di mental training. Parlare con lui mi è servito a capire che quasi niente nella vita è irrimediabile. E anche quello che lo è non è detto che sia un male. Puoi subire critiche, insulti, denigrazioni. Ma se lavori tantissimo, ti impegni, vesti una maglia che milioni di persone vorrebbero vestire, la tua famiglia sta bene: ecco, se hai consapevolezza piena di tutto questo, è meno difficile volgere in positivo le cose che non vanno. Non c’è una ragione precisa che mi ha spinto a prendere questa decisione. Una persona fa delle cose quando è pronta a farle. Io, per esempio, con tutto quello che mi è successo in carriera, ora so come fare a dare una mano, so che posso aiutare".

L'ex difensore di Bari e Arezzo ha poi parlato della perdita della fascia, dell'addio di Roberto Mancini e della maglia della Nazionale Italiana: "La fascia? Non c’è stato un motivo per cui l'ho persa, sono tante cose, ma non mi va di dirle adesso. Forse a fine carriera. Colpa di Mancini? No, con lui non ho mai litigato. Con me si è comportato bene, abbiamo sempre parlato molto, mi ha dato il via libera per andare alla Sampdoria quando volevo giocare ma è stato felice che tornassi all’Inter. Il suo addio? In ritiro si intuiva che si era rotto qualcosa.

La Nazionale? Per me non è un'ossessione ma una possibilità".

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