L'anti Juve è già a meno 8 dalla Signora. Ci sarebbero gli estremi per un licenziamento di massa, ma nel calcio al massimo paga l'allenatore. E Spalletti, il metafisico allenatore dell'Inter, è uomo di mondo: conosce il calcio e le sue abitudini. Ci fosse stato Moratti alla presidenza, ci saremmo trovati già al conto alla rovescia: quanto dura?
Visto l'aplomb degli odierni padroni, c'è da pensare che duri un po' di più. Ma Tottenham e la scatenata Sampdoria saranno un buon test per sentire rintoccare la campana. Fra l'altro Suning e Zhang family si sono perfino sbilanciati (errore o non errore?) nell'allungargli il contratto. Perché mai? Ci sarà sempre da chiederselo. Da quando Spalletti ha messo piede nell'Inter non si è visto il gioco di altre squadre sue: solo un balbuzziare calcistico che, l'anno passato, ha reso ad inizio stagione. Eppoi, in qualche modo, ha permesso all'Inter di sfruttare situazioni favorevoli (balordaggini arbitrali contro la Lazio) ed errori altrui per riacchiappare l'agognata Champions. Bene, ora ci siamo: la Champions è diventata il salvagente per credersi ancora squadra di rango e non una compagnia di sventura, secondo più antiche tradizioni. Il campionato nelle prime 4 giornate è stato impietoso: 4 punti, due sconfitte contro squadre di medio/basso valore.
Impietoso il confronto con la Juve, che ha affrontato avversarie più o meno della stessa forza. Sintesi: Juve a punteggio pieno, Inter ancora una volta tutta da rimodellare. E qui sta il problema: Spalletti ha goduto di una intera stagione per creare una colonna vertebrale, per addestrare i giocatori. Bastavano alcuni rinforzi. Così non è stato: è ancora al punto zero. Il fantastico mercato di luglio, manda già odor di bruciato. Arriva Keita: impiegato da punta è un flop. Lautaro Martinez è delicatino. Nainggolan ha la faccia giusta, ma deve prendersi pause. I giocatori di fascia laterale non sono così determinanti quanto servirebbe. In aggiunta, per il debutto di domani in Europa, contro il Tottenham, mancheranno Vrsaljko e D'Ambrosio. Spalletti dovrà rivedere qualche concetto sulla difesa: magari una linea a tre, anche se non si fida di Miranda. Ma tre difensori arcigni possono servire. Il centrocampo soffre nella qualità, allora meglio dotarlo di un numero superiore di giocatori e solidificarlo. Manca un leader nella gestione il gioco: squadra senza guizzi di fantasia. Diventa impotente ai limiti dell'area. Il tifo rumoreggia contro l'allenatore: non gli credono più. Lo vedono senza capacità di incidere, un po' annacquato. Siamo alla voglia di saluti. Se questo è Spalletti, meglio cambiare. Sulla bocca di tanti il nome di Antonio Conte, ma ci sono 17 milioni di euro da incassare prima di chiudere con il Chelsea. Oppure alternative a tempo determinato perché, non dimentichiamo, incombe l'idea di portare a Milano il Cholo Simeone. Le alternative più ragionevoli? Prandelli, Montella, Donadoni oppure affidarsi a Cambiasso: una delle vecchie idee. Anche all'Inter servirebbe una immagine più forte di interismo.
C'è altro: il popolo comincia a stancarsi delle moine di Icardi. Le caterve di reti di questi anni non hanno prodotto frutti. La condizione fisica non pare delle migliori. L'Inter ha dimostrato di essere, con lui o senza, fortemente impotente: servirebbe provare due punte in attacco. Ma il capitano non gradisce. Sprecando, sprecando, i giochi da anti Juve sono già finiti. L'Inter se la passerà tra il 2° e il 4° posto. La Champions solo per sognare.
Il mondo nerazzurro se la prende con l'insostenibile leggerezza delle sviste arbitrali: un buon alibi. Ma non fa vincere. Spalletti e Icardi non possono essere problemi, perché invece dovrebbero risolverli. La gente urla:svegliatevi! La soluzione del rebus sta tutta qui.
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