
Mancini non lo dice ma ne avrebbe una gran voglia: fatevi sotto, coraggio, siamo a punteggio pieno ma non giochiamo bene, la sfanghiamo col minimo sforzo, vinciamo con un gol di scarto e ci va tutto per il verso giusto. Coraggio, siamo prendibili.
Naturalmente c'è un mucchio di gente che gli tira contro e dà l'Inter nel gruppo delle favorite allo scudetto, o addirittura la favorita: «Gioca talmente male che se vince adesso chissà cosa succederà quando la squadra sarà cresciuta». Niente di nuovo dopo la quarta di campionato, neppure in classifica, e Mancini conosce l'atmosfera che gira attorno alla capolista di turno, il rumore dei nemici è cosa nota. Alla prima occasione, al primo soffio di vento contrario sarà processo, Toro a due punti, Fiorentina a 3, Roma a 4, Milan a 6 e Juventus a 8, ma non è per questo che l'Inter può cucirsi il 19°.
A volte si vince perché si è più forti, altre perché non c'è niente di meglio, e attualmente in giro c'è poco. Qualcuno ci ha rimproverato di trattare male la sua squadra, ha ragione, le stiamo trattando tutte abbastanza male perché non ce n'è una che convinca e la sorpresa viene dai numeri, neppure loro riescono a fare la differenza. L'Inter è la squadra che ha preso meno gol (1), seguono Fiorentina e Chievo con 3, in casa ha la porta inviolata come la Fiorentina ma con sole 5 reti segnate ne ha davanti 7, non la Juventus ferma a 4. A chi le imputa un gioco pragmatico e poco offensivo, la capolista risponde con un totale di 88 attacchi verso la porta avversaria contro gli 84 della Roma, 82 del Milan e 74 della Juventus, meglio solo il Napoli con 89. Statisticamente sono le occasioni da gol a penalizzarla, 32 in quattro partite contro le 53 della Roma, 46 del Napoli e 43 della Juventus. Ma è la precisione a favorirla, dei 50 tiri effettuati da Icardi e compagni 23 erano diretti in porta, la Roma ha un rapporto 64/31, il Napoli 59/26, la Juventus 55/23, il Milan 41/18. Del possesso palla disse un giorno l'ex presidente Moratti: «Mi sembra che ai tempi di Herrera questa statistica fosse sconosciuta. Del resto mi sembra di ricordare che quell'Inter non facesse un gran possesso palla».
In questo ginepraio di cifre, dopo quattro misere giornate di campionato, c'è un solo dato certo, l'Inter le ha vinte tutte e in Europa è in gran bella compagnia. Fino ad ora sono a punteggio pieno il Barcellona, quattro su quattro, cinque su cinque Bayern e Dortmund in Bundesliga, l'Aberdeen in Scozia addirittura otto su otto, in Grecia l'Olympiakos tre su tre.
Poi esistono riflessioni che cancellano i numeri, l'Inter ha 22 titolari, due portieri, quattro esterni, Santon, Telles, Juan Jesus e D'Ambrosio, quattro centrali Miranda, Murillo, Ranocchia e Vidic, sei centrocampisti, Guarin, Brozovic, Medel, Melo, Kondogbia e Gnoukouri, quattro esterni alti, Jovetic, Perisic, Biabiany e Ljajic, due punte centrali, Icardi e Palacio, restano fuori dal gruppo Dodò, Montoya e Nagatomo. Mancini ha spiegato che chi mette mette, tutti sanno bene cosa devono fare e dove bisogna arrivare.
Poi ci sarebbero moduli, schemi, affiatamento, ma sono le motivazioni a tenere su l'Inter. Oggi ne ha tante, la tifoseria è su di giri, l'autostima ha punte vertiginose. Ma ha ragione Mancini, coraggio, non tutto è perso, fatevi avanti, venite a prenderci.