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Inzaghi, conti sbagliati: l'Inter in semifinale vale meno del 4° posto

Battere il Benfica in Champions porta meno soldi rispetto a qualificarsi l'anno prossimo

Inzaghi, conti sbagliati: l'Inter in semifinale vale meno del 4° posto

Inzaghi ha sbagliato i conti. Non che sia una scelta andare così male in campionato, però è paradossale che il teorico quarto posto in Europa, ovvero la semifinale di Champions, valga meno del quarto posto in campionato, senza il quale l'allenatore a fine stagione sarebbe esonerato. Non è un calcolo da grande club, per il quale il prestigio dovrebbe venire prima dei conti, e non possono esserci dubbi su quale sia il traguardo sportivamente più importante, ma è un calcolo che l'Inter di Zhang è obbligata a fare. Senza la partecipazione alla prossima Champions, tutti i programmi andrebbero riscritti e Marotta non ne ha fatto mistero, parlandone chiaramente già 2 settimane fa.

La semifinale di Champions vale una ventina di milioni, 12,5 dall'Uefa e il resto dall'incasso. Sono molti ma sarebbero di più, fra 50 e 60, quelli che garantirebbe partecipare ai gironi della prossima edizione. Senza Champions: conti da rifare, più giocatori da vendere e meno margini di trattativa per gli Zhang, sempre bloccati sulla richiesta di 1,2 miliardi per cedere il club.

Quello cui l'Inter oggi non vuole pensare è di fallire l'accesso alla semifinale, perché allora sì che tutto potrebbe cambiare già subito, cominciando dall'allenatore. Il piatto piange e Inzaghi è più di tutti in discussione, più di chi ha costruito una squadra tutt'altro che perfetta, più di chi da 3 anni non fa mercato e quel che fa, lo sbaglia (da Correa a Gosens).

Se l'Inter uscisse dalla Champions, Inzaghi sarebbe il capro espiatorio perfetto. Come se Chivu o chi per lui potesse all'improvviso raddrizzare i piedi di Lukaku, ridare gioventù e smalto a Dzeko, ricaricare le batterie di Lautaro. Eh sì, tutti attaccanti, perché oggi il problema tra i problemi dell'Inter è proprio la mancanza di gol, appena 2 su azione (più 3 su rigore) nelle ultime 8 partite. Nelle ultime 5 di campionato, l'Inter ha tirato complessivamente in porta 113 volte, segnando su azione solo una volta (Gosens).

La squadra che segnava più di tutte s'è smarrita. Dzeko è a secco dal 18 gennaio (e in campionato addirittura dal 4 dello stesso mese: forse anche lui, 37 anni compiuti, dovrebbe rivedere al ribasso la richiesta di 5 milioni netti per rinnovare il contratto), Lautaro Martinez ha segnato al Lecce e poi stop (5 marzo), Lukaku trasforma i rigori, che è un merito, ma su azione in campionato ha segnato l'ultima volta alla prima giornata, contro il Lecce (in assoluto nell'andata col Porto, il 22 febbraio). E di Correa, per restare al reparto, meglio non parlare e ricordare solo e sempre che è stato pagato 30 milioni e ha ancora 2 anni di contratto.

Da ieri, pensiero fisso al Benfica. Calhanoglu nel gruppo, Skriniar non ancora. Il turco però partirà ancora dalla panchina. Enigmatico l'attacco, l'unica certezza è che l'Inter ha deciso di fare ricorso contro la squalifica di Lukaku in Coppa Italia.

Contesterà l'ammonizione per l'esultanza giudicata anti-sportiva, indicando un precedente di Muntari (Pescara, 2017) che però francamente non sembra la stessa cosa.

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