Ci sono tanti modi di percorrere l'Italia. Turismo, missioni di lavoro, pellegrinaggi religiosi. Ma nessuno di questi è minimamente paragonabile al modo del Giro. Non dico sia il migliore: dico solo che è unico.
Forse suona schifosamente servile, ma sono grato al direttore perché quest'anno mi ha imposto un lavoro supplementare: raccontare, oltre alle biciclette, anche un poco dell'Italia più lontana, di cui non si parla mai. Con il Giro non si racconta niente per sentito dire: si arriva direttamente in loco. Si va dove i grandi studi sociologici non si spingono mai, nelle strade acciottolate dei borghi isolati, nelle scuole scrostate dei villaggi meridionali, sui sagrati delle grandi chiese parrocchiali e dentro i circoli ricreativi, in fondo a destra, appena dopo il campo sportivo.
Tanti frammenti di un quadro complesso, colorato, picaresco. Seguendo le biciclette, mi è successo di bussare alla porta di italiani particolari, che magari risultano curiosi soltanto perché nessuno li va mai a cercare. Sappiamo tutto dei Fabrizi Corona e dei tronisti, non sappiamo nulla dei vecchi contadini che in cima alle Madonie si ostinano a coltivare la manna. Passiamo mesi a raccontare il divismo dei magistrati cari a Santoro, non sappiamo che il piemme della Uno Bianca è sceso volontariamente a Paola, sulle coste calabresi, in trincea contro la più feroce delle mafie, nota a noi come ndrangheta. Tante facce belle, che riconciliano con l'idea di un'Italia migliore, più sobria e più umana, più seria e più semplice. Ma anche tanti luoghi strepitosi e nascosti, dove le grandi immobiliari ancora non si sono spinte, e magari non si spingeranno mai. Purtroppo, c'è pure la conferma di tante coste e tante vallate ignobilmente devastate, sollevando il sospetto che gli stranieri comincino a snobbare le nostre spiagge non tanto e non solo per i prezzi, ma anche perché l'Italia balneare sta diventando inesorabilmente più brutta.
Dice un caro amico: «Il Giro è una cosa strana: tre settimane che non riuscirai mai a spiegare agli altri». È una solenne verità. Noi ci abbiamo solo provato, convinti che tra le cose viste e quelle raccontate resti un'insormontabile differenza.
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