"Io, padre dimenticato di questo Europeo zingaro"

Intervista a Michel Platini. L'ex fuoriclasse: "Ho voluto il torneo itinerante per far felici tutti, però nessun Paese ospitante mi ha poi invitato"

"Io, padre dimenticato di questo Europeo zingaro"

Michel Platini, venerdì parte l'Europeo, il Suo europeo.

«Sì, spero sia bello, con un calcio divertente che piaccia alla gente».

Nessuna malinconia? Nessun rancore? Nessuna rabbia?

«No, non ho quel tipo di problemi, non vivo di risentimento e di vendette. Ho voluto questa formula quando ero presidente dell'Uefa, ho cercato di accontentare tutti i tifosi».

Ha ricevuto un invito dall'Uefa per presenziare alle partite?

«No».

Strano, per non dire vergognoso.

«Non sono stato invitato da nessuna federazione alla quale avevo riservato una sede del torneo».

Tra l'altro lei ha vinto l'edizione dell'Europeo in Francia, nel 1984.

«Se è per questo sono ancora il massimo goleador».

Ma c'è un motivo per questa dimenticanza?

«Non lo so, non mi interessa più».

A pochi giorni dalla prima partita, è stata cambiata la regola del fallo di mano. Quale è la sua opinione?

«Per me il fallo di mano o è volontario o è involontario. Nessuna moviola, nessun Var può capire questo. C'è un arbitro, sta a lui vedere e decidere».

Che cosa pensa della lotta tra Uefa e i membri della SuperLega?

Ride più volte: «Sì, mi fa ridere davvero. Da cinquant'anni i club vogliono cambiare la formula. I dirigenti c'erano quasi riusciti, poi c'è stata una reazione forte, dei tifosi e dei media e così il progetto è rientrato, per il momento. La gente e la stampa hanno fatto quello che l'Uefa non ha saputo fare, cioè tenere assieme tutti i club».

Che idea si è fatto del progetto della SuperLega?

«Che i club hanno tutti i diritti di organizzarsi un loro torneo e di non partecipare alla champions o ad altre manifestazioni gestite da Uefa o Fifa. Del resto era stata l'Equipe ad avere avuto, sessant'anni fa, l'idea della coppa dei campioni che gli fu tolta appunto dall'Uefa».

Ma è possibile un torneo ristretto a poche squadre?

«Io sono per la meritocrazia e non mi piace dunque che si possa giocare non per meriti ottenuti sul campo. Però è anche vero che quando venne proposta l'attuale nuova formula della champions league io votai contro, era il 1992».

A proposito di contrasti tra Uefa e club: Ceferin ha detto che per lui Agnelli non esiste più. Può un presidente dell'Uefa fare una dichiarazione così grave?

«No. So che Agnelli e la Juventus esistono e continueranno ad esistere sempre. Ceferin passa».

Il futuro del calcio dovrà fare i conti ancora con Uefa e Fifa?

«Questo sarà un argomento per un bel dibattito».

Quale è il ruolo dei calciatori nel calcio di oggi?

«Accettano le regole, dovrebbero partecipare alla formulazione delle stesse».

Perché sono scomparsi i registi alla Platini?

«Con il 4-4-2, il ruolo è lentamente svanito, si è persa la creatività del gioco».

Non le piace, dunque, questo calcio?

«Mi piace moltissimo, oggi si gioca bene, la qualità generale è superiore a quella dei miei tempi, maggiore è la velocità ma, al tempo stesso, tutto è cristallizzato, quasi stereotipato, omologato, la tattica è importante, il tatticismo no».

La Francia campione del mondo è favorita. Mourinho ha detto che avete almeno tre formazioni di alto livello.

«È una nazionale completa in ogni reparto. Mai visti, prima d'ora, otto attaccanti di tale livello a disposizione del cittì».

Avete completato la maturazione, ventitré convocati di Deschamps giocano all'estero, ai suoi tempi questo non era immaginabile.

«Non esiste più l'estero, esiste l'Europa. È vero che giocando in campionati differenti si completa la propria esperienza».

Quale è il suo pronostico, Francia a parte?

«Mi piace il Belgio, poi l'Italia mi sembra interessante, quindi l'Inghilterra».

Prevede qualche sorpresa?

«Non posso prevedere nulla ma so che calciatori come Mbappé, Ronaldo, Hazard, possono cambiare, da soli, le sorti di una partita».

C'è una cosa che non rifarebbe?

«Rifarei tutto o forse, rifletterei su una sola cosa».

Quale?

«Nel 1991 mi fu offerta la panchina del Real Madrid, mi ricoprivano di soldi. Non sentivo totalmente dentro di me l'amore per il ruolo di allenatore. Scelsi di assumere il ruolo di copresidente del comitato organizzatore del campionato del mondo».

In verità provò a fare l'allenatore della nazionale francese.

«Lo feci per dovere nei confronti della federazione che mi chiese di occuparmi della squadra».

Che cosa farà da grande?

«Voglio continuare a prendere il tempo. Dai sedici ai sessant'anni ho girato il mondo, sono stato sempre in movimento, attorniato da tifosi e compagni di squadra e dirigenti. Oggi faccio quello che desidero, vivo una vita normale, passeggio, frequento gli amici, non sono ossessionato da nulla».

Cassis, il mare, la vita dolce.

«No, amo il sole più del mare, sono tornato nella mia casa di sempre, da quarant'anni Cassis è la mia dimora».

Sente ancora l'affetto della gente?

«In Francia sicuramente, verrò in Italia nei prossimi mesi e so di ritrovare le stesse passioni di sempre».

A parte la nostalgia, il mondo del calcio l'aspetta ancora.

«Lo so, molti ex compagni e colleghi e presidenti, mi chiedono di tornare. Mi aspettano».

Non come Godot..

«Devo pensarci, ho il tempo per riflettere e fare poi qualcosa che possa servire al calcio».

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