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"Io promuovo Cassani. Sostituzione prematura"

Saronni alla Federciclo: "Occhio all'erede, le scelte di oggi condizioneranno i prossimi 10-15 anni"

"Io promuovo Cassani. Sostituzione prematura"

In questa estate italiana a tinte azzurre, entrano in scena i ragazzi di Davide Cassani. Il nuovo corso della Federazione targata Dagnoni ha deciso: a fine mese si volterà pagina. Il tecnico romagnolo è chiamato a guidare i suoi ragazzi per l'ultima volta sia agli Europei di Trento, che scatteranno mercoledì prossimo, che ai Mondiali di Lovanio (Belgio) in programma il prossimo 26 settembre. Poi il tecnico romagnolo sarà destinato ad altri incarichi. In questa estate italiana che sta per andare in letargo, abbiamo parlato di azzurro con Beppe Saronni, uno che in passato ha avuto anche l'occasione di salire in ammiraglia per ricoprire il ruolo di ct.

«È così, fu l'allora presidente Federale Ceruti (mancato a soli 67 anni a marzo del 2020 per Covid) a propormi il ruolo di ct. Nei giorni scorsi, sistemando un po' di cose, mi è tornato fra le mani il contratto: era il 2001».

È vero che fu Alfredo Martini, il leggendario ct azzurro, a proporre il suo nome a Ceruti?

«Sì, fu il grande Alfredo, ma dopo qualche riflessione decisi di dire di no. Mario Galbusera, il titolare della Lampre che sponsorizzava all'epoca un mio team, fu con me molto chiaro: Se va in nazionale, io chiudo tutto. Non me la sentii di lasciare a spasso più di 70 famiglie».

E poi cosa successe?

«Proposi a Ceruti una vita d'uscita, facendo il nome di Franco Ballerini. Tutti felici, da Martini a Ernesto Colnago, fino al compianto Squinzi che Ballerini l'aveva sotto contratto come uomo immagine della sua Mapei, ma il presidente da gran signore non esitò a liberarlo per questa più che nobile causa».

È da Tokyo che si fa un gran parlare del futuro di Cassani: ma secondo lei era una priorità cambiare il ct azzurro?

«Secondo me no. Il ciclismo italiano ha altre priorità».

La strada però è tracciata, il cambiamento ci sarà. Si fanno i nomi di Fondriest e Pozzato.

«Prima di arrivare al ruolo di ct bisogna capire le strategie che la Federciclismo vorrà adottare, quali saranno le priorità e i progetti innovativi che vorrà seguire. Nel nostro mondo ci sono tante eccellenze che possono contribuire alla causa azzurra con la propria esperienza. La Federazione ha una grande responsabilità: le scelte di oggi condizioneranno l'attività dei prossimi 10-15 anni».

Quando parla di eccellenze si riferisce ai tanti ex campioni del mondo, ai tanti dirigenti e imprenditori che potrebbero andare a costituire una sorta di think thank, quel laboratorio del pensiero che possa contribuire alla composizione di un programma Federale, con delle linee guida da seguire?

«Esatto, ha sintetizzato bene».

Che valutazione dà del lavoro di Cassani?

«Guardi, con Davide sono stato in più di un'occasione severo, ma sono anche consapevole che è più facile criticare che fare.

Ecco, Davide è uno che ha fatto e anche tanto».

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