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"Io, Spitz e i terroristi arabi. Così ho battezzato l'italnuoto"

La nostra prima medaglia in vasca si racconta: "A Monaco '72 ero sola, agli Europei di Roma siamo uno squadrone"

"Io, Spitz e i terroristi arabi. Così ho battezzato l'italnuoto"

Tutto cominciò con una grandissima Novella, cinquant'anni fa. La Calligaris, prima azzurra a salire sul podio olimpico nel nuoto ci riuscì tre volte ai Giochi magici e tragici di Monaco '72 e la prima iridata con record del mondo l'anno dopo, si racconta alla vigilia degli attesissimi Europei, che tornano a Roma dopo 39 anni. Dove l'Italnuoto è chiamata a dominare dopo i brillanti Mondiali di Budapest.

Novella, ai suoi tempi vinceva lei mentre adesso c'è una squadra che stravince.

«Sì, all'epoca ero praticamente solo io e tutte le aspettative erano sulle mie spalle. Ero piccina, avevo 17 anni. Oggi invece le aspettative sono su tanti nuotatori».

Quella attuale è la generazione d'oro dell'Italnuoto?

«Non dimentichiamo che è da Sydney 2000 che l'Italia vince medaglie. Partendo da Rosolino, Fioravanti e Rummolo, passando per Brembilla, Magnini, la Pellegrini e la Filippi, arrivando a Paltrinieri e agli altri giovani. È una sorta di staffetta generazionale che ciclicamente si rinnova».

L'Italnuoto di corsia arriva dai 4 ori mondiali di Budapest con Paltrinieri, che ha raccolto l'eredità della Pellegrini, Martinenghi, Ceccon e Pilato.

«Greg è rimasto all'apice pur non essendo più giovane. La sfida del mare gli ha dato nuovi stimoli. Ceccon è un fenomeno straordinario, ha una classe innata: ha vinto con record del mondo dimostrando di essere il più forte. Nicolò invece ha una bella testa. Quello che mi piace di questi ragazzi è che sono anche multitasking. Penso a Benedetta: nuota alla grande e va bene anche a scuola».

Cinquant'anni fa lei regalava all'Italia i primi podi olimpici.

«Da Monaco tornai a casa con tre medaglie (argento 400 stile libero, bronzo 400 misti e bronzo 800). Non me l'aspettavo. Il mio allenatore Bubi Dennerlein era fantastico e si era reso conto del mio stato di forma. Non l'aveva fatto capire né a me né ai giornalisti».

Mark Spitz, che in quell'edizione di Monaco vinse 7 ori, l'aveva definita la vera rivelazione di quei Giochi.

«Io e lui avevamo un filarino, era ovvio che parlasse bene di me... Lui era super famoso. Adesso ci rivediamo in occasione dei grandi eventi. È sempre una persona speciale».

Quell'edizione dei Giochi fu segnata dalla strage di Settembre Nero. Cosa ricorda?

«Mi trovavo in stanza con la mia compagna di squadra Chicca Stabilini nella palazzina dell'Italia, accanto a quella di Israele. C'era del fermento e vedemmo degli uomini in maschera, senza capire. Quando uscimmo, incontrammo una nuotatrice israeliana che piangeva a dirotto. Poi due energumeni ci presero di peso, erano gli 007 tedeschi, e ci dissero di fare le valigie e partire subito. Nel giro di un'ora, eravamo su un aereo e solo quando rientrammo in Italia ci rendemmo conto di quello che stava accadendo. Ci avevano tenuto all'oscuro di tutto. Capimmo solo dopo che quella ragazza stava piangendo perché era la fidanzata di uno degli allenatori del canottaggio ucciso durante quella strage. Passai dalla gioia delle medaglie alla tristezza di un episodio così violento e terribile».

Tra l'altro, proprio ieri per le tensioni in Israele l'amichevole Juve-Atletico si è giocata a Torino e non a Tel Aviv.

«La storia non ha insegnato nulla. Lo abbiamo visto con la Russia in Ucraina».

Drammi, disgrazie, lei ha vissuto quella di suo fratello Mauro, morto in un incidente stradale.

«Domani (oggi, ndr) sono 22 anni che non c'è più, anche se nel mio cuore non è mai morto. È un trauma che faccio fatica a dimenticare. La vita me l'ha tolto molto presto, ma lui è sempre presente. L'ho capito nel marzo scorso, quando ho avuto un bruttissimo incidente, un tamponamento. La macchina si è messa prima in verticale, poi ha avuto due giri di lavatrice, come dico io. Mi hanno estratta dalle lamiere e ho dovuto tenere il collare in trazione per due mesi e mezzo. Insomma, sono sopravvissuta per miracolo e sono convinta che mi abbia salvato lui».

Quando nuotava, lei batteva le tedesche della Ddr.

«Sì, sono sbocciate per così dire nel mondiale del 1973. Parliamo di ragazze vittime di un doping di stato e costrette a subire pratiche terrificanti. Iniettavano loro ormoni maschili o le facevano mettere incinte, per poi interrompere la gravidanza così il testosterone schizzava».

C'è chi ha chiesto la revisione dei risultati dell'epoca o un risarcimento per i danni subiti.

«Quelle ragazze oggi sono distrutte. Chi è morta, chi ha un tumore, chi ha cambiato sesso, chi non ha avuto figli.

Lasciamole almeno le medaglie, per favore».

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