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Italia finalmente d'oro. Bassino regina a metà al parallelo dell'assurdo

Marta vince ex aequo con la Liensberger in una gara condizionata dal regolamento e dalla pista

Italia finalmente d'oro. Bassino regina a metà al parallelo dell'assurdo

Spiace scrivere certe cose nel giorno in cui bisognerebbe esaltarsi per la prima e tanto sospirata medaglia italiana di questo mondiale. Ma la gara di ieri, il gigante parallelo, è stata una delle più scandalose e ingiuste che io ricordi e vi assicuro che la mia memoria è ottima e che di gare ne ho viste a migliaia. Marta Bassino si porta a casa l'oro in una delle giornate di minor vena della sua stagione, medaglia meritata visto quel che ha fatto finora in Coppa del Mondo, ma vinta anche grazie a una serie quasi incredibile di circostanze fortunate.

La vittoria, a pari merito con Katharina Liensberger, è arrivata al termine di una giornata lunga e piena di polemiche su una formula (da rivedere) che mai prima d'ora aveva assegnato medaglie individuali e i cui regolamenti cambiano come il vento in cima a una montagna di quattromila metri. Vi assicuro che scriverei le stesse cose se a vincere fosse stata mia figlia Federica Brignone o chiunque altro. Solo se l'oro fosse finito al collo dei due più forti di giornata, Wendy Holdener fra le donne e Loic Meillard fra gli uomini, il risultato sarebbe stato accettabile, nonostante tutto. Dopo le qualifiche del mattino, anche quelle condite di polemiche per le condizioni della neve, annunciata morbida e invece ghiacciatissima (ciò che ha causato eliminazioni eccellenti fra cui quella di Petra Vlhova e Lara Gut-Behrami), tutta la fase finale della gara è stato un crescendo di assurdità che nello sci non si era mai visto. Perché se in uno sport all'aperto si possono accettare ingiustizie dovute al vento, ai cambi di luce, ai numeri più o meno favorevoli per le condizioni della neve che cambiano, quello che non si può accettare è che sia premiato chi fa segnare un tempo più alto sul cronometro, da sempre unico e inappellabile giudice dello sci. Tutto è nato da un errore di base, un errore organizzativo: il tracciato di gara è stato infatti previsto su un pendio in contropendenza, non adatto allo slalom parallelo. La differenza fra la linea rossa e quella blu, con la rossa nettamente più veloce, era tale da rendere anacronistica la regola che assegna come massimo distacco mezzo secondo. Se chi scendeva nella prima manche sulla pista rossa dava più distacco al rivale non contava, se lo prendeva nella manche di ritorno invece sì, perché il tempo veniva calcolato realmente. Sto uscendo dal tema? Volevate leggere la storia di un trionfo e vi trovate davanti una serie di proteste? Sappiate che non sono farina del mio sacco: tutti gli atleti, tranne i premiati ovviamente, hanno detto peste e corna di questo parallelo. A freddo la Holdener e altri si sono pentiti per non aver fatto sentire la loro voce durante la gara, permettendo che la farsa andasse avanti assegnando medaglie che resteranno comunque negli annali.

Bene hanno fatto Shiffrin, Kristoffersen e Pinturault a snobbarla.

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