Brasile 2014

Italia, gioco-qualità per vedere che faccia ha il suo mondiale

Calcio nella foresta: partita chiave a Recife contro Costa Rica. La statistica non ci aiuta. Serve una melina simil Brasile

Cesare Prandelli con la nazionale italiana in allenamento
Cesare Prandelli con la nazionale italiana in allenamento

dal nostro inviato a Recife

Oggi sarà calcio nella foresta, nel senso vero del termine. Lo stadio Pernambuco di Recife è niente male, costruito per il recupero dell'energia solare ed altro ancora ma tutto intorno è foresta: verde e umidità, alberi e macchia, il sole che picchia. E l'Italia si infilerà nella sua foresta calcistica. Saranno serpenti quelli di Costa Rica o soltanto cerbiatti da corsa? A sentir Prandelli cerbiatti e serpenti, dunque il peggio che ci sia. Ma quale allenatore non te la racconta così? Poi parlano pedigrèe e calcio. L'Italia è una delle tre squadre titolate mondiali del girone, Costa Rica l'unica senza titoli. L'Italia sta nelle prime dieci del ranking, Costa Rica no. L'Italia ha giocatori da Champions, Costa Rica ha dovuto rinunciare al suo miglior uomo d'attacco, Alvaro Saborio, ed ora se la passa, ed anche se la spassa, con Joel Campbell che gioca nell'Olympiakos Pireo (in prestito dall'Arsenal), non certo nel Real Madrid.

Però è vero che Costa Rica dirà all'Italia quale faccia avrà il suo mondiale. Storicamente ci sono due partite durante un campionato del mondo, o grande competizione che sia, dotate di peso specifico: la seconda del girone di qualificazione e il quarto di finale. In un modo o nell'altro fanno girare la luna. Una ti permette di metterti in linea di volo o di riacciuffare l'ultima chance, l'altra ti infila, o ti caccia, nel giro che conta: poi sarai primo o quarto ma avrai lasciato un segno.

L'Italia è al primo step e, sempre per la storia e la statistica, non c'è aria di successo. Servirà invertire la tendenza: l'Italia non vince la seconda partita di una grande competizione dal 2000, ovvero europei giocati fra Belgio e Olanda: sconfisse il Belgio 2-0. Ai mondiali 2002 perse con la Croazia, e dal 2004 fino agli europei 2012 ha sempre pareggiato con identico risultato(1-1), non importa il valore dell'avversaria: Svezia, Usa, Romania, Nuova Zelanda ed ultima la Croazia.

C'è da sentirsi tranquilli? Non proprio. Un mezzo passo falso complica la vita, la psiche e qualche volta è l'inizio della fine. Invece questa Italia ha bisogno di prendere coraggio e punti. Il gioco qualità, che non vuol dire tiki taka, semmai melina simil Brasile, è una bella scommessa che il nostro tecnico vuol riproporre nel segno di una convinzione e di una necessità. Lo ha detto anche ieri: «Solo un centrocampo di qualità ci può portare avanti». Solo così si può controbattere alla velocità avversaria, alla forza atletica del calcio emergente. E oltretutto bisognerà vincere bene, per evitare di giocarsi tutto con l'Uruguay.

Il flop della Spagna ci terrà lontani dai cattivi pensieri sui medici che hanno fatto grande lo sport di Spagna, ma indurrà alla tensione e all'attenzione massima per dimostrare che il calcio qualità non muore mai. E sarebbe un bel gioco del destino ritrovare l'Italia avanti, dopo aver visto la Spagna chiuder qui. Quasi un contrappasso, non certo remunerativo, dello sberlone subito nella finale europea.

Calcio qualità per anestetizzare la spinta di Costa Rica e l'effetto calore. Prandelli e i suoi hanno insistito per avere il time out, la Fifa non ci sente, ieri ha risposto con un arrangiatevi nemmeno fosse dispettosa. Il regolamento dice che devono esserci condizioni specifiche, ieri il caldo ha raggiunto 40 gradi di punta massima e oltre 70% di umidità. Non è Italia contro Fifa e viceversa, ma ci siamo vicini. Ma è pur vero che nei precedenti mondali (Usa '94 e Messico '86 soprattutto) si è giocato a temperature da forno. Eppure i giocatori ne sono usciti vivi ed hanno vinto i migliori.

La regola è certa: il calcio qualità, magari un po' bailado, batte tutti, anche il caldo.

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