Jannik, 104 giorni di stop e non sentirli: "Che bello"

Ovazione per l'altoatesino che torna dopo 3 mesi di sospensione e batte 6-3, 6-4 Navone. "E migliorerò"

Jannik, 104 giorni di stop e non sentirli: "Che bello"
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Centoquattro giorni dopo, una passeggiata nervosa nel corridoio che porta alla libertà. Potrebbe sembrare quella di una vigilia come le altre, di una partita come le altre, ma Jannik Sinner sapeva già che non sarebbe stato un giorno come gli altri: «Grazie a tutti - ha detto nel video apparso sul suo canale YouTube -, comunque vada sarà meraviglioso. Sarà come se fosse una prima volta».

Eccolo insomma, si ricomincia a giocare. C'è la solita poker face, la solita borsa di Gucci, c'è perfino Federica Brignone a salutarlo («quando torno sugli sci ti aspetto in pista»). E soprattutto c'è il solito delirio di questi giorni: 10.800 spettatori sugli spalti, con il povero Mariano Navone ridotto a comparsa, anche se poi non lo sarà. Parte il coro: «olè Sinner, olè», play! Se c'è ruggine (e c'è) non lo si vede, almeno subito: il primo scambio fa correre l'argentino come un tergicristallo, il primo game è un sospiro di sollievo, il secondo è lotta, il terzo c'è da salvare una palla break. È partita vera, lo si sapeva, ma Jannik chiude tutto con uno smash che tocca il nastro prima di finire di là. Gli scappa un sorriso, finalmente.

«Sarà un torneo difficile, ma ho lavorato bene. E se c'è un posto dov'è bello ricominciare è proprio a Roma»: quante volte avrà pensato a questo momento Jannik, e a tutti sarebbe naturalmente tremato il braccio. A tutti, tranne uno, perché è questo che ancora non riusciamo a capire di lui, di come la sua testa riesca sempre a confondere il suo cuore: «olè Sinner, olè», è già break, è già set, ma non è che sia andato tutto bene. Insomma, il Sinner di nuovo tennista ha ancora un po' di cose da sistemare: la prima di servizio, per esempio; e l'abitudine allo scambio prolungato, soprattutto sulla terra rossa. Però poi la profondità è sempre quella, la spinta che distrugge la resistenza dell'avversario anche, c'è pure qualche palla corta che fa ricamo. Navone, tra l'altro, non gliela dà neppure vinta facilmente: va sotto di un break anche nel secondo set, ma lo recupera subito. Però poi cede e il tutto si chiude con un 6-3, 6-4 per Sinner, un po' più sudato del solito: «Che bello», scrive col pennarello.

Riassumendo: è già un buon inizio davvero, e in tribuna mamma Siglinde - vicino a papà Hanspeter e all'altro figlio Mark - si coccola con gli occhi il suo pupo: «Una sensazione bellissima, ho aspettato tanto questo momento - dice lui alla fine -. Sono contento di essere tornato, il miglior riscontro su te stesso è la partita e Mariano è un ottimo giocatore. Ho cercato di dare tutto quello che avevo: ho avuto alti e bassi, ma è normale, e dopo il break subito ho avuto una buona reazione. Mi sono allenato con Draper e Sonego prima di Roma, sono arrivato pronto. Posso far meglio, ovvio, ma sono soddisfatto: giocare alla sera col Centrale pieno è fantastico».

Roma esulta, lo aveva fatto già al mattino con Matteo Berrettini, tornato a casa sulla terra del Foro dopo quattro anni («mi siete mancati», il messaggio finale sulla telecamera), ed anche per lui «è stata una grande emozione». Contro Fearnley è finita 6-4, 7-6, «e mi sono sentito bene: anche quando ho avuto un calo nel 2° set, la gente mi ha aiutato. Qui a Roma sento sempre qualcosa di diverso».

Così come lo sente Jasmine Paolini - che ha liquidato 6-4, 6-3 Ons Jabeur e festeggia «i miei primi due match di fila vinti a Roma» -, mentre oggi tocca a Musetti e Passaro. Intanto è olè Sinner, olè: che bello. Davvero.

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