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Juve choc: addio scudetto. E così rischia la Champions

Clamoroso tonfo con il Benevento, errore di Arthur e reazione flop. Rincorsa già finita. Ora rifondazione

Juve choc: addio scudetto. E così rischia la Champions

Scudetto addio. Ma, di questo passo, anche la qualificazione alla prossima Champions sarà un'impresa: la Juventus crolla in casa contro il Benevento, la cui ultima vittoria in campionato risaliva al 6 gennaio, e dà un calcio alle residue speranze di rimonta. Soprattutto, la Signora si mostra senza gambe e senza idee, arrendevole e portata a scuola da Pippo Inzaghi, bravo a festeggiare la sua prima vittoria in carriera contro la sua ex squadra. Eroe di giornata, Adolfo Gaich: argentino di origini tedesche sbarcato in Italia negli ultimi giorni del mercato invernale, 22 anni e un fisicaccio da tenere d'occhio. Il suo destro vincente, a metà ripresa, ha messo a nudo tutti i limiti dei campioni d'Italia: orrenda palla persa in disimpegno da parte di Arthur, difesa scoperta e Szczesny battuto. Juve al tappeto e tanti saluti: l'Inter resta lontanissima e la lotta per le posizioni di rincalzo si fa e si farà durissima.

In compenso i campani - arrivati a Torino senza Glik, Schiattarella, Depaoli, Letizia e Iago Falque - compiono un enorme passo avanti verso la salvezza portandosi a più sette rispetto al Cagliari terz'ultimo. Nulla da salvare, insomma, per la squadra di Pirlo. Il quale evidentemente non ha saputo fare tesoro della settimana piena di allenamenti dopo l'eliminazione dalla Champions: i meccanismi di gioco cui aveva fatto riferimento alla vigilia non si sono proprio visti, la manovra è parsa scontata per non dire confusa, le coperture inesistenti e via di questo passo. Una Juve tragicomica, ecco. Certo, qualche occasione è arrivata e probabilmente sullo 0-1 - l'arbitro Abisso avrebbe dovuto concedere un rigore per un evidente fallo di Foulon, per quanto involontario, su Chiesa: se anche però fosse arrivato il pareggio o, chissà come, una vittoria nel finale, il discorso non sarebbe cambiato di molto se non per i punti in classifica. Tradotto: immaginare che questa Juve possa lottare per lo scudetto è esercizio per chi non vuole guardare in faccia la realtà.

A poco è servito uno schieramento ultra-offensivo, con Kulusevski e Chiesa sugli esterni, Bernardeschi sulla linea difensiva mancina e, logicamente, la coppia Morata-Ronaldo in attacco: il Benevento, con la difesa a tre e Viola a dettare il ritmo in mezzo al campo, non si è spaventato e, anzi, ha provato a darle per primo. Lapadula-Gaich hanno messo in campo fisicità e intensità, la difesa ha retto e, nel finale, Montipò ha compiuto quelle tre o quattro parate decisive. Dopo sette vittorie casalinghe di fila in serie A, la Juve dovrà invece meditare non poco sul proprio futuro: quello immediato, visto che nulla potrà essere dato per scontato, e quello un po' più in là nel tempo. Perché, a dirla tutta, la squadra potrebbe non avere bisogno soltanto di qualche ritocco. E, se rifondazione dovrà essere, tanto varrà metterci mano subito. Con o senza Pirlo si vedrà. Perché dopo l'eliminazione con il Porto il tecnico si era confermato, ma ora dice: «Ci sarà una società che deciderà. Alla fine dell'anno ognuno tirerà le sue somme». Mentre sulla situazione scarica le responsabilità: «Errori individuali».

L'autocritica, questa sconosciuta.

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