Nostro inviato a Torino
La Juventus ha scritto la leggenda in sei mosse. Sei schemi di gioco per il sesto scudetto di fila. Impresa mai riuscita a nessuno e frutto anche e soprattutto di un'evoluzione tattica realizzata con la sapiente regia di Massimiliano Allegri. L'allenatore di Livorno ha sempre dato il merito ai giocatori, ma altrettanto gliene va riconosciuto per la gestione perfetta di un gruppo formidabile. Tanti campioni da far giocare spesso si rivelano un problema. Ma Max III ha aggirato l'ostacolo costruendo un camaleonte di granito. Cambiando i fattori, i numeri della tattica, e gli uomini, un turnover fatto con precisione, il risultato raramente è cambiato. Si possono contare sulle dita di una mano, al di là delle sconfitte, le partite, o meglio i tempi, sbagliati nella cavalcata del sesto tricolore.
Vengono in mente i primi quarantacinque minuti di Marassi con il Genoa a novembre o quelli in casa di Fiorentina e Udinese nel nuovo anno. Si possono aggiungere anche la ripresa con l'Inter all'andata e il primo tempo con l'Atalanta al ritorno: due partite che però hanno avuto un peso specifico relativo per il momento in cui si sono giocate, alla quarta giornata con i nerazzurri di Milano e a giochi praticamente fatti con quelli di Bergamo.
Lo snodo che ha fatto cambiare marcia e faccia alla Signora resta la sconfitta di Firenze. Una caduta che ha generato la svolta del modulo a trazione anteriore, un'intuizione «che mi è venuta una mattina appena sveglio, era ora di cambiare di far prendere aria a questa squadra». Dopo la solita difesa a tre, la linea a quattro con e senza il trequartista, l'albero di Natale e il tridente ecco la Juve formato cinque stelle. Quella che ha vinto il campionato, che è in finale di Coppa Italia e sogna la Champions League. Con il 4-2-3-1 si può fare il triplete. Anche se le altre varianti restano pronte all'uso. Una squadra camaleonte che riesce anche a cambiare modulo più volte all'interno della stessa partita. Perché gli automatismi ormai vanno a memoria, basta una chiamata per cambiare in corsa senza che ne risenta l'impianto di gioco.
L'eclettismo tattico rappresenta sicuramente una peculiarità della Juventus in un torneo dove c'è chi ha un mono-spartito anche se spettacolare come il Napoli o chi cambia e non torna più indietro come la Roma. L'esempio è fatto sulle due concorrenti che hanno provato a insidiare la dittatura bianconera. Che non è solo questione tattica, ma anche di altri fattori. Higuain è l'attaccante da 20 e passa gol che mancava alla Signora, Pjanic ha riportato tecnica in mezzo al campo dopo l'addio di Pirlo. E qui c'è tanto merito della società che ha preso dalla concorrenza i migliori come Dani Alves il genio e sregolatezza che ha lanciato la volata finale insieme al Dybala straordinario della seconda parte di stagione, mentre Mandzukic è l'uomo simbolo di un gruppo che si mette al servizio della squadra. Il sacrificio del croato sull'ala è un emblema dell'interesse comune anteposto a quello personale, lo spirito Juve ribadito dalla clamorosa esclusione di Bonucci in Champions dopo il litigio con Allegri post-Palermo. Altro momento chiave. Buffon e la BBC sono lo zoccolo duro che detta l'esempio a chi arriva e in campo fa sempre la differenza.
In tutto questo Allegri non ha perso nessuno per strada se non Evra, ma forse è stato un sacrificio per salvaguardare proprio il gruppo. Ha avuto tanto anche da chi sembrava emarginato come Lichtsteiner, recuperato Marchisio e dosato intelligentemente Barzagli. È stata anche la stagione di una squadra che non ha mai rallentato, sempre in condizione e per questo c'è un nome su tutti: Khedira, l'uomo dell'equilibrio, sempre presente, a meno di squalifiche, dopo che era stato etichettato come uno swarovski per la fragilità fisica.
Una squadra che si è esaltata allo Stadium con una clamorosa striscia di vittorie (interrotta dal derby) che ha fatto la differenza con le rivali, ha ribadito lo strapotere con la solita miglior difesa del torneo e si è divertita con il nuovo modulo. Un camaleonte con sei facce per il sesto scudetto consecutivo. Non è storia, è leggenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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