Nostro inviato a Torino
Fiuuuuu!Allegri non la smetterà più. Scampato pericolo anche stavolta. La Juve resta in Champions, ecco a voi gli ottavi di finale ad annebbiare la figuraccia dell'anno passato. Ma poi che altro? Certo, quei 12 milioni che arriveranno nelle casse di Agnelli: meglio spenderli per qualche buon giocatore. Niente altro. Juve da zero a zero dall'inizio alla fine: decimo risultato positivo nelle gare di casa in Europa. Se tanto vale per il suo guinness. Atletico che non si è discosto dall'immagine dello sparring partner. Anzi, ha provato a bussare all'inizio, ha visto una difesa fragile, ha finto di non capire. La Juve voleva vincere con due gol di scarto, ma di solito bisogna tirare in porta. Qui il minimo sindacale. Squadra che non sta benissimo: il centrocampo annaspa, il gioco di fascia latita. Servito il primo obiettivo stagionale, ora serve resettare la squadra.
Freddo inverno, umidità nell'aria e Juve a partenza fredda sul campo. Juventus stadium pieno e appassionato, quasi vuota la curva dei tifosi dell'Atletico, uno striscione che richiama le ragioni del cuore juventino. Che volere di più? Una squadra più vigorosa e attenta. E, invece, cosa hanno prodotto i primi minuti, eppoi il resto della partita? Sintomi di debolezza, più che di forza. Inizio con due maldestraggini di Bonucci che potevano produrre il gol degli spagnoli. Sulla seconda, Buffon ha iniziato la serie delle sue parate che, nel primo tempo, saranno tre: l'ultima, decisiva, sul tiro di Suarez e ancora sulla respinta improbabile della difesa. Strano a dirsi, e pensarsi, ma il portierone bianconero è stato il più impegnato rispetto al collega suo. Atletico con maglia stile Borussia Dortmund, ma assolutamente riconoscibile nel suo Dna: grande muraglia difensiva, arrembante appena il campo e la Juve lasciavano spazio. Arrembanza giudiziosa, non certo scriteriata, ma quel senso di grinta e determinazione che acchiappa di più. La Juve, invece, ha cercato di lavorare a tutto campo, pur con qualche problema quando Pirlo veniva affrontato da Mandzukic. Tanto da costringere l'architetto a giocare da libero, quasi davanti a Buffon, per trovare spazio nella sua metà campo e, nella ripresa, convincere Allegri a chiedergli alternanza con Pogba nella zona laterale.
Juve con il problema del tiro in porta, nel primo tempo due punizioni di Pirlo finite male e un colpo di testa di Llorente: non proprio incoraggiante per una squadra che vuol dimostrare autentico valore europeo. Qui siamo alle solite manfrine all'italiana: gran possesso palla e niente più. Juve senza Marchisio, d'improvviso influenzato, ma non può essere lui a fare la differenza. Pereyra alter ego di Vidal anche quando giocano insieme. Pogda mollemente dinoccolato, fin quando non ha capito che serviva davvero tirare in porta. E Moya, nella ripresa, ha cominciato a veder arrivare qualche suo siluro. Il gioco del centrocampo un po' lento e monocorde per sbrecciare la muraglia spagnola, che ha avuto momenti di tremore solo vedendo Tevez palla al piede: ancora una volta l'unico a classe veramente internazionale, con testa e piede da trequartista fra tutta la compagnia di suddetti tali. Invece in veste di centravanti, l'Apache ha prodotto l'incursione da rigor dubbio per una palla finita sul braccio di Godin: difficile pensarlo rigore. Ma gli juventini ci hanno provato.
E ieri sera si sono accontentati di poco.
Secondo tempo da mettere seri dubbi sul chi sei? Cosa fai? Dove vai? Gioco monotono, gente tifosa incollata al tabellone per vedere il risultato dell'Olympiakos, Atletico tranquillo e Juve che ha regalato la miseria di quattro tiri, qualcuno nemmeno in porta: due di Pogba e due di Vidal. Nessun cambio, quasi che non ci fossero interventi sgraditi. Roba da zero speranze per il futuro. E qualche fischio nel finale mostra la preoccupazione dei tifosi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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