La Juve di Monaco tra sfortuna e illusioni del nostro campionato

Il crollo fisico e la mancanza di un playmaker dietro l'impresa mancata. E in agguato c'è il derby...

La Juve di Monaco tra sfortuna e illusioni del nostro campionato

Lascerei perdere l'eroismo e l'orgoglio degli sconfitti, usciti a testa alta, con l'onore delle armi, tutta roba utile ai venditori di materassi e pentole. Il totale segna l'uscita della Juventus dal giro europeo, ci stava e ci sta. E' passato il Bayern non il Codroipo. I 75 milioni di euro, che l'Uefa garantisce al club bianconero, sistemano un bilancio già solido ma che, certamente, avrebbe avuto bisogno di nuove iniezioni. La Juventus sconfitta a Monaco di Baviera ha ribadito concetti già conosciuti ma dimenticati, o trascurati, dalla clamorosa rimonta in campionato e dalle prove positive in Champions. La squadra ha bisogno di un padrone in mezzo al campo, un uomo che sappia gestire il gioco, che lo gestisca nelle situazioni di emergenza, che sappia distribuire i passaggi (altrimenti detti scarichi come fossero immondizia), risultando una sorta di punto cardinale dove indirizzare le frenesie agonistiche e la freschezza giovanile di alcuni bianconeri. Il crollo fisico della squadra è stato così evidente da far riflettere sulla preparazione non a questa partita ma a tutta la stagione, considerato il numero eccessivo di infortuni. Anche lo staff medico va riconsiderato. Posso portare un esempio: Lemina non è stato inserito nella lista Uefa perché ritenuto logoro, con una cartilagine del ginocchio offesa in modo definitivo. Il francese è riapparso miracolato e goleador in campionato ma out nell'elenco Uefa, un autogol che deve essere chiarito.In passato il colpevole del logorio era stato facilmente individuato: Antonio Conte, messo all'indice anche da John Elkann che ieri ha elogiato i suoi per la qualità del gioco espresso «nonostante l'arbitro».

E' il massimo che Elkann riesca a dire sulla Juventus essendo impegnato, come il gruppo di riferimento, nel lancio della Ferrari nel mondiale di Formula 1, con tutti gli investimenti a supporto. L'asset juventino ha bisogno di ulteriori sostegni, la proprietà lo deve intendere altrimenti annunci che la Juventus potrà occupare soltanto la seconda e terza fila del teatro europeo.Su questo dovrà lavorare, invece, la società, questo l'impegno anche finanziario del club. Andrea Agnelli, insieme con Marotta e Paratici e Allegri a supporto, conoscono i pregi e i limiti di questa squadra, limiti sul territorio continentale e pregi su quello nazionale ma le due cose sembrano elidersi, dunque servono investimenti, non un fantamercato ma operazioni che completino il quadro tecnico a disposizione dell'allenatore. Serve, allora, un grande centrocampista e sono rari quelli di livello assoluto, Modric, il nostro Verratti (che però troppo spesso soffre di guai muscolari), su tutti Hazard, forse Oscar. Il football intenso e aggressivo ha finito per perdere di vista il playmaker, il regista, l'uomo di ordine e di carisma, l'allenatore in campo (forse questa la ragione del cambiamento di filosofia di molti tecnici). A Monaco la Juventus non ha sbagliato nulla ma è caduta sulle gambe, in ginocchio, stremata non dall'aggressività dell'avversario ma dalla tensione e dalla paura improvvisa di perdere quello che pensava di avere in pugno, arroccandosi con il cuore in gola e la testa caldissima. Capita nel calcio, è capitato allo stesso Bayern nella finale contro il Manchester United, diretta da Collina e ribaltata dagli inglesi nei due minuti finali. E' capitato al Milan contro il Liverpool, dopo un primo tempo maestoso.

Ma le lezioni servono per imparare, rinascere e non per farsi compiangere per la propria generosità. La Juventus che affronta il derby è una affollata sala di rianimazione. Deve rialzarsi se non vuole rischiare di fare, in campionato, la stessa fine di Monaco. Può anche accadere. Mezza Italia non aspetta altro.

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