Al decimo tentativo il Milan stravince allo Stadium in campionato e ipoteca la sua Champions nella notte che sancisce la fine della Juventus, disintegrata dal Diavolo. L'autodistruzione innescata dai bianconeri in una stagione folle è a un passo dall'essere completata. Dopo la scelta di Pirlo, il caso Suarez, una stagione di rara bruttezza e la vicenda Super Lega, non andare in Champions sarebbe una mazzata sulla società più ancora che sulla squadra: la Juventus non c'è più o quasi. La vittoria del Diavolo è un capolavoro che ribalta anche la differenza reti negli scontri diretti, l'unica macchia è il rischio di perdere Ibrahimovic, uscito malconcio. Ma a questo punto l'obiettivo è nelle sue mani, mentre la Signora quinta non è più padrona del proprio destino. Ma è giusto così dopo una gara che è lo specchio di una stagione inguardabile. Pirlo ritrova Chiesa ma sconfessa anche una delle poche partite che gli sono riuscite in stagione. All'andata l'ex viola aveva asfaltato Hernandez e al ritorno il Maestro lo piazza dalla parte opposta. Certo non è il Chiesa spesso straripante di questa stagione quello al rientro dopo praticamente un mese, ma continua a non esserci logica nelle scelte di Pirlo che in più ha nulla da Cristiano Ronaldo, zero tocchi in area nel primo tempo, e Morata in attacco. Invece Pioli azzecca tutte le scelte iniziali compresa la mossa Diaz che fa girare la testa alla compassata mediana bianconera, per poi trovare il destro vincente allo scadere del primo tempo. La corsa per abbracciare Pioli dice molto se non tutto. Due discese indisturbate di Hernandez avevano fatto capire che la partita stesse prendendo la piega rossonera.
A tratti per errori tecnici grossolani non è una partita che vale la Champions. Il Milan dà la sensazione di essere più squadra attorno al suo totem Ibra che catechizza i suoi «figli» in cerchio prima dell'inizio e poi si limita all'ordinaria amministrazione. Mentre la Juve è un gruppo a fine corsa di cui Cuadrado è l'emblema: il terminale dell'unico schema bianconero «palla a Cuadrado», è sulle gambe. Il Milan ha invece la benzina, il suo allenatore dixit, per arrivare all'obiettivo dichiarato: la vecchia Coppa Campioni. Pioli è padrone del suo gruppo, la scelta Diaz ne è la conferma plastica, mentre Pirlo è un uomo sempre più solo al comando davanti anche a John Elkann, corso al capezzale di una Signora maltrattata. In campo e fuori. La storiaccia della Super Lega sta minando definitivamente la stagione. Il fatto che il Milan si sia sfilato alla vigilia della trasferta all'Allianz Stadium per chi vuole malignare significa che i rossoneri credevano di avere più carte per arrivare in Champions, rispetto ai bianconeri che si sono arroccati con Real Madrid e Barça in un progetto fallito in 48 ore.
E lo spareggio dice questo: la Champions la meritano i rossoneri, non i bianconeri. Perché nella ripresa è notte fonda dopo che Bentancur ha la palla a inizio ripresa per sistemare le cose, ma gli dice di no Donnarumma, quello che gli ultras non volevano far giocare senza la firma del rinnovo. E la Juve rischia già di sprofondare poco prima dell'ora di gioco: su un rimpallo di Diaz il braccio largo di Chiellini è da rigore, che Kessie si fa parare da Szczesny che dovrebbe far posto a Gigio.
Subito dopo il Milan perde Ibrahimovic per infortunio al ginocchio sinistro. Ma che fosse la notte del Diavolo lo si capisce qualche minuto dopo: Rebic, entrato al posto dello svedese, infila l'angolino alla sinistra di Szczesny. Pirlo a quel punto ha già tolto l'inguardabile Bentancur e messo Dybala. Siamo già ai titoli di coda quando Tomori segna di testa.
È la vittoria di Pioli, Donnarumma se vuole fare la Champions dovrà rinnovare con il Milan, mentre CR7 deve lasciare la Signora per restare nell'Europa che conta: Pirlo è un esperimento definitivamente abortito. La Juventus è tornata indietro di dieci anni, il Milan vede la luce in fondo al tunnel.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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