Altro che mite. A 71 anni Dino Zoff non dimentica nulla della sua straordinaria carriera che gli valse nel 1974 la copertina di Newsweek con un titolo a prova di bomba ("The world's best") e, più avanti, nel 1990, un francobollo disegnato da Guttuso. Si tiene stretto i successi nell'Europeo 1968 e nel Mondiale 1992 e poi gli 11 trionfi nella Juventus, i record d'imbattibilità e millanta ricordi. Ma anche l'addio alla Signora nel 1990 per far posto a Manfredi: «Un prodotto mediatico, preferirono il suo champagne al mio barbaresco». O il bisticcio con Berlusconi che lo portò a dimettersi da ct dopo il secondo posto a Euro 2000: «Me ne andai perché offese l'uomo dicendomi che non ero degno della panchina azzurra. E ancora non abbiamo fatto pace».
Alla vigilia di Napoli-Juventus, lui che ha giocato sui due versanti, non riesce a prendere posizione: «Ho entrambe nel cuore. A Napoli sono cresciuto e sono arrivato in Nazionale, in cinque anni ho apprezzato il calore e l'allegria di quella città. A Torino ho vinto tutto con compagni formidabili, Scirea su tutti».
Ma chi è il suo favorito?
«Sul piano morale e fisico sono alla pari dopo i buoni risultati in Champions. Sotto quello tecnico il discorso è aperto. La Juventus sta giocando bene, in settimana contro il Real Madrid avrebbe vinto senza le grandi parate di Casillas. Si fa poi preferire a centrocampo, dove ha più qualità e più uomini, rispetto al Napoli che si abbassa schierando solo due mediani e che può cavarsela solo se difende bene. Allora potrebbe far male ai bianconeri in contropiede. C'è poi un rischio che vale per tutte e due: per chi dovesse perdere il contraccolpo non sarebbe facile da assorbire».
Cosa manca alle due squadre?
«Alla Juve niente. Non è vero che ha bisogno d'un'altra punta per migliorarsi visto come tutti i centrocampisti s'inseriscono in fase di realizzazione: da Vidal a Pogba e Marchisio. Il Napoli deve dimostrare a Torino di essere una grande, di reggere insomma qualsiasi confronto come è successo nella prima europea con il Borussia».
Come avrebbe visto Higuain in bianconero?
«L'argentino sta bene dov'è, ma Tevez non è da meno quanto a gol e rendimento. E poi i due non mi sembrano adatti a giocare assieme».
Come vede i due tecnici?
«Intanto sono formidabili. Conte è un guerriero che non lascia niente al caso, in due anni ha fatto grandi cose. Benitez sta dando respiro internazionale a tutto l'ambiente, sul mercato ci vede benissimo e ha coraggio».
Quindi sono da scudetto. E la Roma che viaggia a mille?
«Se Juve e Napoli si qualificassero agli ottavi, lo scudetto potrebbe tornare nella capitale. Gli sforzi di Champions si pagano in energie fisiche e nervose. Non c'è turnover che tenga. Garcia ha fatto in poco tempo un lavoro formidabile. La storia insegna che alla fine vince chi incassa meno gol. La Roma ne ha presi finora solo un paio. Il tempo dirà se i giallorossi saranno capaci di sostenere lo stress da primato».
Come mai l'Italia ha solo un grande portiere, Buffon, che non è più un ragazzino?
«E' venuta meno la scuola dei portieri: non si assumono più responsabilità, hanno paura di trattenere il pallone, non escono di porta. In altre parole mancano di carattere».
Al Mondiale andranno Marchetti e Sirigu con Buffon: d'accordo?
«Io recupererei De Sanctis, lo merita lui, ne ha bisogno l'Italia».
Ma lei resta il più forte di tutti i tempi?
«L'hanno detto e scritto gli altri. E anch'io non mi sento secondo a nessuno».
Dino Zoff
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