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Juve-Roma, virus fuori controllo

De Sanctis viola il "cessate il fuoco" di Pallotta: attacca e contraddice se stesso. Anche nei bilanci vince la Signora

Juve-Roma, virus fuori controllo

Sono finiti i tempi in cui Morgan De Sanctis, portiere della Roma oggi e allora, diceva: «Nello spogliatoio non deve mai entrare il virus che gli arbitri possano influire sul risultato. Mai. E se avviene, allora devi pensare che può anche accadere il contrario» (da Il Romanista novembre 2013). Il virus di Juve-Roma ha contagiato anche lui come i tifosi, il Totti e il Buffon che risponde, l'Allegri che te la racconta sulla Juve sola contro tutti. Per fortuna non Pallotta, che fa l'americano ed anche il presidente della Roma.

Ricomicia il campionato e siamo ancora fermi a tre rigori e un gol convalidato che spinge a molti dubbi (non per Lotito, bontà sua). Juve-Roma è con noi e tra noi. Purtroppo. Ieri De Sanctis, in una intervista alla Gazzetta dello sport , ha riparlato di sudditanza arbitrale, di questa Juve nella quale conta vincere «ma non importa il modo: con loro non sei mai ad armi pari», del Buffon che «non deve sentirsi perseguitato» e in sintesi dovrebbe stare zitto, del sistematico assalto che gli juventini usano per convincere gli arbitri a fischiare in loro favore e che c'è sproporzione fra quanto la Juve ha vinto in Italia e all'estero. «Qualcosa che fa riflettere».

Parole che hanno scatenato i peggiori umori del web, figuriamoci, e ci hanno spiegato quanto sia difficile un anno calcistico nel quale la Juve continua a vincere e la Roma pensa di poter vincere lo scudetto. La potenzialità romana, in fatto di media e propaganda, è superiore a quella della Signora: è chiaro dai tempi della bella squadra scudettata di Liedholm, quando il potere televisivo stava solo a Roma. Il potere Juve è diverso e più efficace, penserà qualcuno. Dici Moggi e poi... Anche se oggi Moggi fa lo spettatore e una classifica dei rigori concessi dal 1998 al 2006 racconta che la Roma si è avvalsa di 4 penalty in più rispetto alla Juve (57 a 53) e, dal 2006 a oggi, i rigori in più per la Roma sono 19 (66 contro 47, compresa la serie B). Scherzi del destino e del dischetto.

In assoluto dubbi legittimi e timori riconoscibili fanno parte della storia del nostro pallone e, soprattutto, delle vicende fra Juve e Roma: troppe volte la Juve ha avuto partita vinta fra polemiche. Troppe volte la Roma è finita a testa in giù: dai centimetri di Turone in poi non c'è mai stato il momento della rivincita totale, anche nelle ingiustizie. Solo buffetti pro Roma e mai schiaffoni alla Juve. Raccontata, in sintesi estrema, la disfida di Juve-Roma è questa. E se Totti e De Sanctis fanno gli stessi discorsi di Zeman negli anni novanta ed anche dell'ingegner Dino Viola quando comandava la società, significa che il destino è cieco, oppure perverso, o magari che i romanisti e Roma dovrebbero cercarsi una squadra più forte in tutti i sensi. Pure nei bilanci: secondo gli ultimi conti, la Juve le sta davanti nei rapporti fra incassi e debiti, nel rapporto ingaggi e introiti. E qui i fatti sono incontrovertibili.

A Torino, la Roma ha dimostrato di essere meno forte della Juve, al netto di errori, ma più forte della Roma dell'anno passato. È un bel modo di ricominciare e sperare. Anche se Juve-Roma ci ha tolto qualcosa. Idea ieri riassunta da Fabio Capello. «Partita non bella sotto molti aspetti, soprattutto per le polemiche post e durante. Ci sono rimasto male: era un esempio di calcio italiano che sta tornando ad alto livello. Ma la differenza è nell'abitudine a vincere. E la Juve ce l'ha». Però ora che le duellanti ripartono sarà difficile non pensar male, qualunque cosa accada all'una o all'altra. Roma e Juve meriterebbero miglior sorte e minori sospetti. E i romanisti, che vanno in clamorosa controtendenza rispetto alle parole del loro presidente, dovrebbero spiegare chi sia il capo banda. Non può bastare Totti. La Juve ha provveduto a non replicare in diretta, dopo le parole di Buffon e quel tweet scapestrato di Bonucci, che fece arrabbiare Conte. Parola d'ordine del pissi- pissi: guardare avanti e non più indietro.

De Sanctis, invece, dovrebbe fare i conti con il suo ruolo di rappresentante dei giocatori nel consiglio federale. Non proprio una bella figura. Cosa diranno i suoi “rappresentati” juventini? La Gazzetta ha voluto spiegare ieri via internet, a lettori offesi e insultanti, che l'intervista era un affaire giornalistico, il tifo non conta nulla. Inoppugnabile. Bastava scriverlo subito, a fianco dell'intervista tanto per non essere fraintesi.

Ma quando si parla di Juve e Roma la buona fede non è accettata: è un dogma del pallone.

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