La Juventus vince aspettando il primo gol di Cristiano Ronaldo. A vuoto anche il secondo tentativo del portoghese che debutta senza far esplodere la casa bianconera. Centoquarantaquattro giorni dopo il «gol più bello della mia vita», come ha definito la rovesciata in Champions, non c'è nemmeno un gol facile facile a porta vuota, nessuna altra standing ovation per CR7, ma solo un lungo infinito abbraccio.
Ma la Juve vince comunque, permettendosi anche il lusso di tenere in panchina Dybala. Contro la Lazio bastano una prodezza balistica di Pjanic e un tap-in di Mandzukic per il secondo successo di fila dopo quello all'esordio contro il Chievo in pieno recupero. Non è una Signora che ruba l'occhio ai quarantamila dell'Allianz Stadium che fanno registrare subito un super incasso (2,7 milioni). L'adrenalina che innesca lo sbarco di CR7 è contagiosa, l'entusiasmo per la prima del portoghese finisce anche per mettere fretta ai compagni, questa una delle spiegazioni di Massimiliano Allegri per spiegare una prova appena sufficiente. Certo l'allenatore che alla vigilia aveva parlato del piacere di fare ogni tanto «cose stravaganti», lo conferma contro la squadra di Simone Inzaghi. A proposito di scelte impopolari dal Chievo alla Lazio toglie fantasia e velocità (Dybala, Douglas Costa e Cuadrado) per metter muscoli (Matuidi e Mandzukic). Il risultato è una manovra compassata che non trova sbocchi e soprattutto conferma la difficoltà di servire Cristiano Ronaldo. «Non ci ho capito niente, farò la formazione con il sorteggio», risponde Allegri a chi gli chiede che cosa gli hanno detto i primi centottanta minuti con il portoghese.
Una battuta, però il processo di conoscenza richiede un tempo che nessuno aveva considerato. Comunque anche una bugia perché Allegri dirà pure che CR7 si «capisce con chi va in verticale». Nel centrocampo di ieri solo Pjanic e Bernardeschi, un po' poco per non far intristire Cristiano. Che al minuto 41' prende letteralmente la palla dai piedi di Bernardeschi e prova un destro di pura frustrazione da posizione defilata. Il suo primo tiro in porta allo Stadium. A quel punto la partita l'ha già sbloccata Pjanic con una perfetta conclusione balistica per festeggiare il ricco rinnovo di contratto firmato in settimana.
La Lazio di Inzaghi, quello che «te stai sempre a lamentà», Lotito dixit, ha fatto solo il solletico alla Signora, con un paio di tiri dalla distanza, le briciole concesse dalla coppia Chiellini e Bonucci. Il ritorno di Leonardo è accolto da una selva di fischi e cori contro, ma lui prende il comando delle operazioni con una prova impeccabile. Allegri chiede pazienza: «Ci vuole tempo, ma le cose si sistemeranno. Ha fatto una grande partita insieme al vecchierello dall'altra parte (Chiellini, ndr). Non era semplice per Leo, perché è uno che vive di emozioni». Ci sono stati anche applausi per Bonucci, che nel saluto finale alla curva ha mandato messaggi distensivi, sembra recepiti dalla controparte.
A distogliere l'attenzione l'effetto Cristiano Ronaldo che ha cercato il gol fino alla fine, ma dopo Sorrentino ha incrociato la giornata di grazia di Wallace e soprattutto di Strakosha. Il portiere gli ha detto di no su un'occasione autoprodotta dal portoghese: tiro dalla distanza da Pallone d'oro. Soprattutto gli ha fatto finire tra le gambe il cross di Cancelo; CR7 ha cercato in tutti i modi la deviazione vincente ma ne è uscita solamente una carambola che si è trasformata in assist per Mandzukic. Lo stesso portoghese aveva avviato anche l'azione del vantaggio. Per ora basta lo zampino di Ronaldo.
La Juve vince anche senza i suoi gol e senza Dybala. La Joya che resta a guardare è uno dei lati oscuri da risolvere in fretta dell'effetto CR7. Comunque un messaggio di supremazia e di forza che sembra togliere speranza al campionato.
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